La Nuova Sardegna

Olbia

Inchiesta chiusa

Furti nelle lavanderie a gettoni: la banda dello scasso finisce in tribunale

La caserma dei Carabinieri
La caserma dei Carabinieri

La Procura di Tempio ha chiuso l’inchiesta nei confronti di quattro olbiesi, processo a giugno

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Olbia Furti, tentati furti, ricettazione e, per uno di loro, anche minacce sui social. La Procura di Tempio ha chiuso le indagini e disposto la citazione diretta a giudizio nei confronti di quattro olbiesi, Yuri Chirigoni, Omar Tahrami, Massimo Aru e Matteo Ladu, accusati di aver commesso un furto e un tentato furto in due lavanderie a gettoni di Olbia, nella notte del 3 febbraio 2024. Per commetterli, avrebbero utilizzato un’auto che era stata rubata quello stesso giorno, una Renault Scenic. Chirigoni è anche accusato di aver minacciato di morte uno dei titolari delle lavanderie dopo che, quest’ultimo, aveva pubblicato su Fb un post dove lo indicava come il responsabile del furto alla sua attività. I quattro, difesi dagli avvocati Giampaolo Murrighile (per Tahrami), Daniela Peru (per Chirigoni), Carlo Pinna Parpaglia (per Aru) e Dario Masala (per Ladu), dovranno comparire davanti alla giudice Maria Elena Lai il 5 giugno per l’udienza predibattimentale.

Sono ritenuti gli autori del tentato furto della macchina cambiamonete che si trova all’interno della lavanderia “La bella lavanderina” in via Svizzera: secondo le accuse, Chirigoni, Ladu e Tahrami, avevano scassinato l’apparecchio cercando di smontarlo dal muro, mentre Aru li attendeva a bordo della macchina, risultata rubata, dove avrebbero dovuto caricare l’apparecchio, operazione non andata a buon fine in quanto Chirigoni si era ferito a una mano. Era andata meglio nella lavanderia “La lavanda”, in via Vignola, dove, sempre secondo le accuse, erano riusciti a smontare la macchina cambiamonete dal muro del locale. All’interno della Renault Scenic, sottoposta a perquisizione, i carabinieri avevano trovato attrezzatura varia per lo scasso: mazze, frangi vetri, cacciaviti, tenaglie.

Massimo Aru è anche accusato di resistenza a pubblico ufficiale: alla vista della macchina dei carabinieri, aveva accelerato fuggendo lungo via Galvani e via Fausto Noce per poi abbandonare la macchina in piazza Maria Lai e continuare la fuga a piedi. I presunti ladri erano stati fermati dai militari di un’altra pattuglia intervenuta. Infine, Chirigoni è accusato di aver minacciato di morte uno dei titolari delle lavanderie dopo che, quest’ultimo, aveva pubblicato su Fb un post dove lo indicava come il responsabile del furto alla sua attività. «Togli il post o entro anche dentro casa tua e ti metto fuoco», aveva scritto. Due giorni dopo, ancora minacce di morte con due messaggi vocali.

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