La Nuova Sardegna

Oristano

Il documento

La bottarga di Cabras al tempo dei corsari e quel carico sequestrato nel 1386

di Ilenia Mura
L'isola Mal di Ventre e la bottarga di Cabras
L'isola Mal di Ventre e la bottarga di Cabras

Fra intrighi di corte e rapimenti, si tratta del primo riscontro nella storia (sarda) della commercializzazione delle uova di muggine di Oristano

26 ottobre 2024
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Oristano Anguila salada e botarge: quando gli intrighi di corte s’intrecciarono con un carico di bottarga diretto in Catalogna, era il 1386. Ed è proprio in questa data che si ha il primo riscontro nella storia (sarda) della commercializzazione delle uova di muggine di Oristano, richieste dai signori di corte per le loro già note, chissà, proprietà afrodisiache. A raccontare quanto riportato nelle carte dell’epoca è la docente di storia medioevale dell’università di Sassari, Pinuccia Franca Simbula, già componente della Comissión Permanente del los Congresos de Historia de la Corona de Aragón. Tutto accade quando «nel pieno della guerra tra la Corona d’Aragona e il giudicato di Arborea, Pietro IV dispose il blocco dei porti arborensi». Fu allora che la bottarga comparve sui registri dei corsari come Guglielmo Raimondo di Moncada, signore di Augusta, tra quelli «incaricati di effettuare la sorveglianza delle coste e impedire l’entrata o l’uscita dai porti giudicali». Era il 1379, «il nobile siciliano – spiega la storica – aveva liberato Maria, regina di Sicilia, ancora minorenne, sventando i piani matrimoniali dei vicari siciliani che avevano offerto in moglie la giovane a Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano». Dopo averla condotta nei suoi possedimenti, era il 1381, «Guglielmo la consegnava agli emissari del re d’Aragona». Nel 1382 la ragazza «viene trasferita a Cagliari», città che avrebbe poi lasciato «per contrarre nozze con Martino il giovane, nipote di Pietro IV, destinato a morire in Sardegna dopo la battaglia di Sanluri: la sua tomba mausoleo è nella cattedrale di Cagliari». Da qui la ritorsione nei confronti di Guglielmo Raimondo di Moncada per il rapimento di Maria, con il sequestro di tutti i suoi beni tenuti in Sicilia: «Recatosi a corte ottenne in Catalogna i feudi di Granolles, Caldes de Montbuy e Sant Vicente e con le sue imbarcazioni si mise al servizio del re d’Aragona come corsaro». Con la sua squadra si era unito alle imbarcazioni che pattugliavano le acque sarde, «oltre ad assicurare la sorveglianza della regina Maria, tenuta a Cagliari nel monastero delle clarisse, in quell’area del convento che fu devastata dal bombardamento del 1943».

Durante la sua attività in Sardegna Guglielmo Raimondo di Moncada cattura numerose imbarcazioni: «Così come previsto negli accordi tra i privati inseriti come corsari nelle operazioni belliche a integrazione delle imbarcazioni armate direttamente dalla Corona, il Moncada – precisa la professoressa Simbula – aveva diritto a una quota dei bottini incamerati nelle operazioni. Per questa ragione, tra le numerose prede, nel febbraio del 1386 è registrata la cattura di una cocca in uscita dal porto giudicale di Oristano, intercettata con un carico di merci, in cui erano comprese anche anguille salate e bottarga: “anguila salada e botarge”». L’8 febbraio la cocca fu portata a Cagliari per la vendita. Una parte del carico, le anguille salate e bottarga, furono consegnati al maior de port di Oristano dietro il pagamento dei diritti di entrata e di uscita doganali del porto di Cagliari per un valore di 40 lire. Successivamente, «nel marzo del 1386, il Moncada ricevette dal barcellonese Antoni Barren, proprietario della cocca catturata ad Oristano, un riscatto di 250 lire barcellonesi per la restituzione dell’imbarcazione». «La notizia della cattura del carico di bottarga per l’epoca medioevale – precisa la docente di storia medievale – è la più antica attestazione rinvenuta sulla lavorazione e la commercializzazione del pregiato prodotto ancor oggi preparato artigianalmente nelle lagune vicino di Oristano». Dalle carte del 1300 a quelle del Settecento, i documenti che riguardano la navigazione dissipano anche i dubbi sul nome d’origine dell’isola di Mal di Ventre. La docente di Storia medioevale precisa che per quanto riguarda “Maluentu” «si tratta di invenzione recente»: nei portolani e nelle carte nautiche, dalla metà del XIII secolo – spiega Pinuccia Simbula – compare regolarmente il nome “Mal di Ventre”, “Male in Ventre”». Nome che si trova sulle carte nautiche attuali e in quelle dell’istituto geografico militare, dove «il toponimo corretto, non è una scoperta: si tratta semplicemente di chiarire – conclude – che il nome spesso utilizzato di recente non ha alcun fondamento storico».

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