La Nuova Sardegna

Oristano

L’inchiesta

Uccise l’amico con una fucilata, la procura chiede il rito immediato per l’indagato

di Enrico Carta
Andrea Giuntoli accompagnato in tribunale dalla polizia penitenziaria
Andrea Giuntoli accompagnato in tribunale dalla polizia penitenziaria

Il 10 agosto 2024 l’omicidio di Francesco Salis, raggiunto da un colpo mortale al ventre

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Santa Giusta La tesi dell’eccesso di legittima difesa non convince il pubblico ministero Andrea Chelo che chiede il rito immediato per il 45enne Andrea Giuntoli confermando l’accusa principale. È quella dell’omicidio volontario aggravato del compaesano 45enne Francesco Salis, che si accompagna alle altre meno gravi del porto del fucile usato per sparare al ventre contro il rivale e del porto di un coltello. In aula si andrà il 9 aprile prossimo, data stabilita per l’udienza dalla giudice per le indagini preliminari Federica Fulgheri. La difesa, affidata all’avvocato Patrizio Rovelli, ha ora quindici giorni di tempo per valutare eventuali riti alternativi e magari chiedere un processo con rito ordinario e quindi un dibattimento vero e proprio. Del resto, la storia di questo delitto è un po’ contorta e l’indagato ha fornito una versione diversa dalla verità emersa dalle indagini portate avanti dai carabinieri.

Non c’è alcun dubbio che a sparare il 10 agosto 2024 in via Dante sia stato Andrea Giuntoli e che l’abbia fatto col fucile che aveva con sé in macchina – lo usava per attività di tiro al piattello –, al termine di una serata molto alcolica e con i bicchieri accompagnati da qualche dose di droga, una serata che lo stesso aveva passato in compagnia di Francesco Salis. I due avevano trascorso diverso tempo in un bar di Santa Giusta, poi qualcosa era andato storto. Secondo le ipotesi investigative, a far litigare i due sarebbero stati degli apprezzamenti o addirittura la relazione che Andrea Giuntoli stava avviando con la giovane nipote di Francesco Salis. Questi, non gradendo l’approccio, aveva espresso tutto il suo disappunto in maniera molto aggressiva o comunque tale da far scatenare il primo diverbio. A quel punto, le strade dei due si sarebbero divise per poi convergere nuovamente in via Dante. Non si sa se questo secondo appuntamento sia stato voluto oppure se sia stato casuale, fatto sta che Giuntoli e Salis si erano ritrovati nel bel mezzo della strada e che Giuntoli fece fuoco lasciando a terra senza vita l’amico.

Le indagini hanno chiarito che Francesco Salis non si sarebbe recato all’incontro da solo, ma che si fosse fatto accompagnare da un’altra persona e dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza emerse poi un altro particolare: Salis e l’amico avevano con sé un bastone o forse una roncola. Insomma, le intenzioni non sarebbero state quelle di un chiarimento pacifico. Fatto sta che Giuntoli non esitò e scelse di sparare dopo essere sceso dall’auto imbracciando il fucile. Arrestato poco dopo dai carabinieri, non ha più lasciato il carcere, dov’era stato rinchiuso qualche ora dopo. Sia al termine dell’interrogatorio che dopo l’udienza al tribunale del riesame quando la difesa aveva richiesto l’attenuazione della misura sostenendo la tesi dell’eccesso di legittima difesa. Giuntoli si sarebbe sentito minacciato per il fatto di trovarsi ad affrontare due persone anziché una e per di più con in mano degli oggetti con cui poteva essere colpito.

L’ultimo aspetto su cui l’avvocato Patrizio Rovelli ha fatto leva è quello dell’uso di droghe pesanti da parte di Francesco Salis, fatto che ne avrebbe ulteriormente alterato la percezione della realtà. Questo aspetto è emerso grazie a un esame tossicologico fatto sui tessuti della vittima, ma, al pari di tutti gli altri, per la procura non è comunque fondamentale per cambiare lo scenario in cui il delitto fu commesso. Il pubblico ministero non ha dubbi e ha scelto di procedere con la richiesta di rito immediato per omicidio volontario. A lui si affiancherà l’avvocato Fabio Costa chiamato a tutelare i parenti della vittima che chiedono verità e giustizia.

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