La Nuova Sardegna

Oristano

La storia

«Data per morta per una emorragia cerebrale, vivo e sorrido: mai smettere di crederci e lottare»

di Paolo Camedda
«Data per morta per una emorragia cerebrale, vivo e sorrido: mai smettere di crederci e lottare»

Nel libro “È sempre vita” il messaggio di Denise Casu di Monti. Dalla malattia alla riabilitazione al Santa Maria Bambina di Oristano

3 MINUTI DI LETTURA





Oristano Chi conosce la sua storia dice che lei è una forza della natura. E ora che la vita le ha donato un’altra possibilità, dopo che i medici, due anni fa, l’avevano data per spacciata a causa di un’emorragia cerebrale, Denise Casu, giovane donna “miracolata” di Monti, invita tutti a «lottare ogni giorno» perché «la vita – ricorda con forza – è importante».

Per questo ha deciso di raccontare la sua storia attraverso il libro autobiografico, “È sempre vita”, presentato venerdì scorso nella sala del Santa Maria Bambina al Rimedio, uno dei centri specialistici dove ha fatto tutto il suo percorso di riabilitazione. Era il 2022 quando rischiò di perdere la vita a causa di un’emorragia cerebrale: quando con l’elisoccorso fu trasportata da Olbia a Sassari per essere operata d’urgenza, i medici le davano l’1% di possibilità di superare la notte. Invece Denise Casu, non solo ce l’ha fatta, ma grazie al suo coraggio e alla determinazione nell’affrontare un percorso di recupero lungo e problematico, oggi ha ripreso in mano la sua vita. L’ultima conquista – spiega – è stata riuscire a portare in braccio sua figlia Teresa, come testimonia un dolcissimo video che immortala il momento. Denise ha imparato anche a guidare un’auto appositamente modificata che le permette di spostarsi con una certa autonomia e di accompagnare la figlia a scuola, e persino a nuotare. Lo racconta nel suo libro, i cui ricavati della vendita la aiuteranno a finanziare le cure.

La storia Tutto accade il 17 agosto 2022, quando Denise, accusa un malore. «Mi svegliai tranquilla e serena come sempre – racconta – lasciai riposare mia figlia un po’ di più prima di svegliarla per andare a scuola, e nel frattempo mi preparavo per andare a lavoro». Dopo aver fatto salire la bambina in auto, le venne sete: «Comincio a bere da una bottiglia quando mi rendo conto di avere un calo di pressione e chiedo aiuto». La situazione evolve rapidamente in modo negativo. «Arriva qualcuno, i miei occhi si chiudono e non li riapro più». Sul posto ci sono la mamma e il compagno. Attraverso il 118 Denise è ricoverata a Olbia. «Mi fanno la Tac – ricorda – che evidenzia un’emorragia cerebrale. Devo essere operata d’urgenza. Vengo poi trasferita all’ospedale di Sassari, dove i medici non nutrono speranze e dicono ai miei familiari che non avrei superato la notte al 99 per cento. Invece – continua a raccontare Denise – supero la notte e vengo sottoposta ad un’angiografia, che evidenzia la presenza di una malformazione congenita alla testa. Devo tornare sotto i ferri, mi tolgono la malformazione e mi aprono mezza testa». Denise supera anche la seconda notte e le successive. «Pian piano iniziavo a stringere le mani ai miei cari, ma non riuscivo ad aprire gli occhi e a parlare. Dopo dieci giorni iniziai a parlare con voce molto bassa. Chiesi di mia figlia Teresa. Poi mi svegliai e mi resi conto che una parte del corpo non la muovevo, quella destra. Ero felice perché ero viva, ma preoccupata e impressionata per le condizioni della mia testa. Ma dissi a me stessa che con la fisioterapia sarei riuscita a recuperare».

Il recupero Denise è trasferita dal reparto di rianimazione a neurochirurgia. Superati anche alcuni problemi respiratori, dopo 14 giorni è trasferita all’ospedale Mater Olbia, dove inizia il percorso riabilitativo, affiancata da psicologo, logopedista e fisioterapisti. «Feci i primi passi avanti, ma non potevo camminare. Poi ebbi un crollo emotivo, perché non vedevo mia figlia da due mesi, così chiesi ai medici di poterla avere con me».

Il messaggio Dopo l’ok: «La sua presenza è stata fondamentale, decisi di lottare per lei». Fino alle dimissioni del 2023 e il ricovero al Santa Maria Bambina per continuare il percorso di riabilitazione. «Oggi lavo, cucino, stiro. Vado in piscina, sono rinata, ho imparato a nuotare, con un solo braccio. Racconto la mia storia perché sono convinta che tutti possiamo farcela».
 

Primo piano
La tragedia

Omicidio di Bari Sardo, la mamma di Marco Mameli: «Dolore immenso e tanta rabbia, non smetteremo di cercare giustizia»

Le nostre iniziative