La Nuova Sardegna

L’intervista

Giampaolo Cassitta: «I segreti dell’Asinara, nell’isola Diavolo e acqua santa»

di Gianni Bazzoni
Giampaolo Cassitta: «I segreti dell’Asinara, nell’isola Diavolo e acqua santa»

Nell’ultimo libro, “Gente di Asinara”, le storie nate in un microcosmo irripetibile: «Stupisce che Falcone, Borsellino, Cutolo e Riina abbiano calpestato la stessa terra»

26 luglio 2024
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Sassari Tutto è partito dalla voglia di cercare una cornice alle foto di Enzo Cossu, il medico che ha lavorato all’Asinara dal 1993 al 1998. «Mi piaceva quel suo modo di osservare l’isola, quelle foto esprimevano storie e meritavano di essere protagoniste di un percorso dove le persone potessero, in qualche modo, fare da sfondo. Così sono nati i racconti e le foto sono il filo che li unisce». Giampaolo Cassitta è stato educatore all’Asinara dal 1985 al 1998, poi direttore dell’area pedagogica del carcere di Alghero, dirigente regionale dell’ufficio detenuti e ha concluso la sua carriera dopo quasi 40 anni come dirigente del Centro giustizia Minorile di Cagliari, Torino, Firenze e Bologna. Giornalista e scrittore, è al suo dodicesimo libro, il quarto dedicato all’Asinara.

Cominciamo dal titolo. Perché “gente di Asinara?”

«Perché è stato, quando c’era il carcere, un microcosmo unico, irripetibile. Un mondo dove apparentemente non accadeva nulla e tutto, incredibilmente andava avanti. Gente diversa, eppure uguale, con storie lievi o dure, persone che hanno camminato su una terra complessa. Nel libro ci sono tutti: bambini, detenuti, preti, direttori, educatori, poliziotti».

Non mancano i personaggi famosi: Cutolo, Riina, Vallanzasca. Soprattutto Falcone e Borsellino.

«Pensare che tutti abbiano calpestato la stessa terra fa impressione. Eppure quest’isola ha permesso di unire il diavolo e l’acqua santa, lo stato e l’antistato rappresentato dalle brigate rosse. Le storie camminano, si dividono e finiscono per riunirsi. C’è il cinismo di Riina e il falso buonismo di Cutolo, ci sono Curcio e Franceschini che combattono la loro personale battaglia con Luigi Cardullo e, per la prima volta, c’è anche raccontata la verità del direttore più controverso della storia dell’isola. Ci siamo incontrati a Como, dove vive. Quel lago ci ha permesso di ritornare al passato, di riagganciarci ad una storia incredibile, alla rivolta di Fornelli, a una direzione “energica” e ai limiti del dettato costituzionale. Cardullo, per la prima volta, svela la sua vita, i suoi trascorsi e l’amore per l’Asinara».

Falcone e Borsellino appaiono in una lunga ricostruzione dell’allora direttore del penitenziario, Francesco Massidda.

«É stato come ritornare ad un passato che nessuno di noi scorda. Tutti sappiamo che i due giudici erano sull’isola, che nella foresteria nuova hanno scritto pagine importanti del maxi-processo che ha permesso allo Stato di scoprire, per la prima volta, la struttura mafiosa ma nessuno aveva mai raccontato la quotidianità di quei giorni. L’unico vero testimone che è stato a stretto contatto con loro è il dottor Francesco Massidda e anche qui, per la prima volta, vengono svelati dei retroscena che nessuno conosce».

Molte persone camminano sulle pagine di questo libro ma non poteva contenere tutti.

«Chi manca non deve sentirsi offeso. È un libro giocato sulle emozioni e con le persone che ho conosciuto da vicino: I magistrati Esposito e Caccioppoli, don Giorgio Curreli, l’agronomo Sandro Marozzi e tanti altri. Ne mancano molti ma, non potevo inserire tutti: ci vorrebbero cento volumi».

La gente di Asinara continua a vivere su quell’isola?

«È così. Anche se per noi oggi l’Asinara ha rumori spenti, lontani, rivediamo ancora i ragazzi che cantano, giocano, i detenuti che con la divisa “marrone” camminano nel paesello, i poliziotti che aspettano il momento per prendere la pilotina, i ragionieri, le assistenti sociali, gli educatori, i direttori, i magistrati. Tutti loro sono gente. Gente di Asinara. Per sempre».

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