La Nuova Sardegna

L’anniversario

La storia di Francesco Lombardi, un sassarese tra gli eroi della spedizione sul K2

di Andrea Sini
La storia di Francesco Lombardi, un sassarese tra gli eroi della spedizione sul K2

Il 36enne cartografo e geodeta nel 1954 ha fatto parte della squadra guidata da Ardito Desio

18 agosto 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Sassari Molto prima dell’utilizzo dei Gps e dei distanziometri a laser, quando per realizzare una carta topografica erano necessarie soprattutto competenze scientifiche e presenza sul campo, un professionista sassarese si travestì da scalatore e prese parte a una delle più grandi imprese di ogni tempo dell’alpinismo.

L’anniversario Esattamente settant’anni fa, tra i mesi di luglio e agosto, una spedizione italiana conquistò per la prima volta la vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo dopo l’Everest. Della squadra guidata da Ardito Desio e composta da 13 alpinisti, 5 ricercatori e un gruppo di aiutanti pakistani, faceva parte anche Francesco Lombardi, all’epoca trentaseienne, cartografo e geodeta in forza all’Istituto geografico militare.

Dalla Sardegna al K2 Francesco Lombardi era nato nel 1918 a Codrongianos, dove suo padre aveva lavorato a lungo come medico condotto, dopo avere sposato Maria Ravasio. La famiglia risiedeva a Sassari in via Manno 5. Studente modello al liceo Azuni, già a 17 anni Francesco iniziò ad appassionarsi alle scienze esatte, decidendo poi di trasferirsi a Torino per frequentare i corsi dell’Accademia militare di Torino. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si spostò prima sul fronte italo-francese con i reparti di artiglieri alpina, poi in Albania e in Alta Savoia. Superò il corso per paracadutisti ricevendo i gradi di capitano, comandò in Sardegna un reparto della divisione Nembo e venne ammesso all’Istituto geografico militare di Firenze, del quale diventò poi membro effettivo. Quando Ardito Desio lo selezionò per prendere parte alla difficilissima impresa sul K2, sino a quel momento ritenuto inespugnabile, Lombardi si era già sposato, aveva un figlio di 3 anni e un secondo in arrivo.

Dream team alpino Per tentare l’assalto alla vetta del Karakorum 2, alto 8611 metri, Desio mise in piedi una selezione estremamente impegnativa, con test fisici e attitudinali del tipo di quelli successivamente affrontati dagli astronauti, coinvolgendo i migliori alpinisti italiani. A questi vennero aggregati, oltre al capo spedizione, che era un geologo, anche un archeologo, un geofisico, un petrografo e un geodeta e topografo: Lombardi, appunto. Se i fuoriclasse dell’alpinismo avevano il compito di aprire la strada e cercare di arrivare sino alla vetta, gli scienziati – posizionati al campo base a 5 mila metri di quota – dovevano invece occuparsi di raccogliere dati, studiare le reazioni del corpo umano a quelle quote e ridisegnare la mappa della montagna più invalicabile del mondo».

L’impresa Uscita malconcia dalla Seconda guerra mondiale, l’Italia punta a recuperare prestigio in vari campi. Non a caso la spedizione ha il pieno appoggio del presidente del consiglio Alcide De Gasperi. Nel maggio 1953 un neozelandese e un nepalese avevano conquistato la vetta dell’Himalaya, mentre gli americani avevano fallito l’assalto al K2. Dopo un lungo periodi di preparazione, il 30 aprile 1954 la spedizione Desio parte alla volta del Pakistan. Non tutto va come previsto: il 21 giugno il giovane alpinista Mario Puchoz muore a causa di un edema polmonare al campo II. Tra i 500 portatori Balti assunti per il trasporto del materiale lungo il ghiacciaio del Baltoro fino al campo base, sul ghiacciaio Godwin-Austen, si verificano molte defezioni. In aggiunta, il meteo è proibitivo. Nonostante le difficoltà, il 31 luglio alle 6 di sera Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il contributo fondamentale di fornito da Walter Bonatti e Amir Mahdi (che portarono le bombole dell’ossigeno oltre quota 8100) raggiunsero la vetta del K2. Le varie versioni su come si svolsero i fatti portarono ad aspre polemiche, durate mezzo secolo, ma l’impresa ebbe un’eco gigantesca a livello internazionale e gli eroi del K2 vennero accolti come eroi al rientro in Italia. Lombardi restò al campo base per altri due mesi per completare le rilevazioni. Poi rientrò a Firenze, dove continuò a svolgere il suo lavoro all’Igm. Si è spento nel 2004. Né Sassari né Codrongianos gli hanno mai dedicato una via.

In Primo Piano
Paura in via Napoli

Sassari, investe mamma e bimbo di due anni nel passeggino e non si ferma per i soccorsi

Le nostre iniziative