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Extralberghiero nell’isola: «Crescita e norme più stringenti»

di Andrea Sini
Extralberghiero nell’isola: «Crescita e norme più stringenti»

Secondo il ministero in Italia una struttura su tre non è in regola. Franco Cuccureddu: «Da noi va un po’ meglio, ma c’è molta improvvisazione»

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Sassari C’è chi si è messo in regola, chi ci sta provando, chi non ne ha nessuna intenzione e chi non ha neppure la minima idea del fatto che sia necessario farlo. Gli affitti brevi, ormai da tempo uno dei pilastri dell’industria del turismo, con una crescita pari al 600% nell’ultimo decennio, continuano a nascondere zone d’ombra sulle quali sia il governo che le amministrazioni locali stanno provando ad accendere i riflettori. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero, in Italia su oltre mezzo milione di alloggi censiti (547mila), uno su tre risulta non a norma.

Le ragioni sono varie: la prima e più ovvia è che la struttura non sia in possesso del cosiddetto Cin, ovvero il Codice identificativo nazionale. Ma se questa è una zona grigia, esiste anche la zona nera, ovvero quella nella quale si collocano le strutture completamente abusive.

L’isola

La Sardegna di fatto è stata tra le regioni apripista del nuovo corso . Da diversi anni è stato istituito lo Iun (Identificativo Univoco Numerico), un codice attribuito alle strutture ricettive alberghiere, extra-alberghiere ed aria aperta, e alle locazioni occasionali affitti brevi presenti nel territorio regionale.

Il governo centrale è arrivato in ritardo, ma attualmente i dati regionali dello Iun vanno a incrociarsi con quelli del ministero per trasformare il codice in Cin. Da questo punto di vista, l’isola è tra le regioni più virtuose: la percentuale di Cin sulle strutture registrate è pari al 71,6% (19mila Cin rilasciati su 26mila strutture registrate), mentre la media nazionale non va oltre il 66,6% (364 mila su 547 mila). La Sicilia, per fare un esempio, si ferma al 65,8%, la Puglia arriva al 66%, le Marche non arrivano al 59%. La provincia di Sassari fa la parte del leone nell’isola con 12 mila strutture registrate e 8500 Cin, a seguire il Sud Sardegna (4757), Cagliari (4532), Nuoro (3707) e Oristano (1716). I passi avanti ci sono stati, è evidente, ma non tutto è ancora in ordine.

L’assessore

«L’emersione è un processo che va di pari passo con l’affermarsi della tecnologia – sottolinea Franco Cuccureddu, assessore regionale al Turismo –. Dai tempi in cui ero sindaco di Castelsardo mi ero dotato di programmi appositi e ora facciamo lo stesso a livello regionale. Siamo una delle 5 regioni che utilizzano il Ross1000, una struttura informatica all’avanguardia che è il nostro osservatorio. Le sanzioni esistono e in alcuni casi possono essere anche forti, come quelle inflitte alle piattaforme. Un segnale importante, così come con l’approssimarsi della scadenza del termine per ottenere il Cin è aumentato il numero delle strutture che si sono messe in regola. È chiaro che l’emersione in sé non è sufficiente per controllare il nero, gli escamotage non mancano. Però, ripeto, la tecnologia aiuta molto».

La qualità dell’offerta

Uno dei dati che saltano all’occhio se si va a fondo nell’analisi della consistenza delle strutture ricettive nell’isola evidenzia lo squilibrio tra il settore alberghiero e l’extralberghiero.

«Gli alberghi sono 1047 – dice Cuccureddu –, per un totale di 114 mila posti letto. Tra questi però soltanto 4 sono 5 stelle Lusso, e oltre 120 hanno una o due stelle. Il totale degli esercizi dell’extra alberghiero è di 5.106 per un totale di 140mila posti letto. C’è però un altro dato che colpisce: su un totale di 29.917 alloggi privati censiti, soltanto 584 hanno carattere imprenditoriale, quindi con gestori che programmano, partecipano alle fiere, studiano i target e le politiche sui prezzi. Mentre 29.333 sono gestiti a livello non imprenditoriale. In generale si può dire che c’è ancora molta improvvisazione».

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