La Nuova Sardegna

L’iniziativa

A Ollolai dieci anni di case a 1 euro contro lo spopolamento e per lo scambio culturale

A Ollolai dieci anni di case a 1 euro contro lo spopolamento e per lo scambio culturale

L’ultimo contratto firmato da una coppia di sudafricani: olandesi e francesi tra i primi a comprare e a ristrutturare i ruderi entro un triennio come da regolamento

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Ollolai L’apertura delle frontiere ollolaesi all’America è solo l’ultima tappa di un percorso di interscambio culturale iniziato dieci anni fa. Un esperimento sociologico riuscito, pensato per crescere e per ampliare anche gli orizzonti sociali. Sono le case a un euro, infatti, il meccanismo secondo il quale Ollolai ha scelto di diventare una comunità multietnica aperta all’arrivo di nuovi concittadini da ogni parte del mondo.

«L’esperienza decennale delle case a un euro – commenta il sindaco di Ollolai, Francesco Columbu – è la prova provata del fatto che i progetti non si improvvisano, ma hanno bisogno di un opportuno collaudo. È un’avventura nata dieci anni fa, grazie all’idea della precedente amministrazione comunale guidata da Efisio Arbau. Con la nostra fortunatamente continua a dare i suoi frutti». L’ultimo acquisto di casa a un euro nel centro storico di Ollolai, infatti, risale a pochi giorni fa: «A comprare questa volta è stata una coppia di sudafricani che hanno la residenza nell’isola di Man – racconta il primo cittadino –. Hanno firmato il contratto e adesso avranno tre anni di tempo per metterla a posto».

I numeri del fenomeno “la casa a un euro” sono questi: 9 vendite in un decennio, quasi una all’anno. Per un paese con 1.150 abitanti sono da considerarsi grandi numeri. «Ad acquistare – racconta Francesco Columbu – sono state persone di diverse provenienze. Il pioniere è stato un uomo di Calasetta, poi tre coppie di olandesi e anche i francesi. Gente che viene a trascorrere un periodo a Ollolai anche quattro volte all’anno. Io li considero ollolaesi a tutti gli effetti – prosegue –. Quando stanno da noi sono integrati appieno nella vita comunitaria del paese, da un semplice caffè al bar, fino ai momenti culturali e alle feste del paese».

Onori, ma anche oneri: «Negli anni abbiamo speso e spendiamo risorse importanti per la cooperativa di comunità “Ollolai” – spiega ancora il primo cittadino –, che gestisce il servizio delle case a un euro, ma anche altre cose. Una realtà molto utile che si occupa di mettere ordine in un’avventura che dà i suoi frutti in termini di arrivi e che crea curiosità tra i giovani, sempre più interessati dalle altre culture».

In realtà gli acquisti a un euro sono molti più dei nove andati a buon fine. Infatti, in alcuni casi, degli acquirenti stranieri non hanno rispettato il patto di ultimare la ristrutturazione entro tre anni e dunque il bene è tornato al legittimo proprietario. Curiose le richieste di informazioni invece. Tra queste, telefonate che arrivano direttamente da San Paolo del Brasile oppure lettere spedite dall’America con dentro tre dollari corrispondenti all’acquisto di tre case. «Abbiamo tanti immobili a disposizione – conclude il sindaco –, ma purtroppo non saranno le case a un euro di Ollolai a risolvere il problema atavico dello spopolamento in Sardegna. (alessandro mele)

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