La Nuova Sardegna

Il delitto di San Sperate

«Dopo averla uccisa mandavo messaggi a parenti e amici dal suo telefono»

«Dopo averla uccisa mandavo messaggi a parenti e amici dal suo telefono»

Nuovi particolari dall’interrogatorio di Igor Sollai, reo confesso del femminicidio della moglie Francesca Deidda: «Ho fatto tutto da solo, nessuno mi ha aiutato»

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Cagliari «Sì, ero io a mandare messaggi a parenti, amici e colleghi dal telefono di Francesca dopo averla uccisa». L'ha confessato al sostituto procuratore Marco Cocco Igor Sollai, il 43enne reo confesso del femminicidio di Francesca Deidda, la moglie 42enne. Sollai, che viene difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, con quei messaggi provava a convincere che Francesca si era allontanata volontariamente da San Sperate, nel cagliaritano, dove vivevano insieme. 

«Ho fatto tutto da solo. L'ho uccisa mentre stavamo litigando, ho portato via il corpo e l'ho nascosto, ho comprato le piante per nascondere il borsone dove l'avevo rinchiusa. Non mi ha aiutato nessuno, ho fatto tutto io».

Questi gli altri particolari emersi dall’interrogatorio dell’uomo, che ha escluso sia la premeditazione da parte sua «stavamo litigando e l’ho colpita, è stato un raptus», sia la partecipazione di altre persone alla fase di occultamento del cadavere. Ma anche il movente di tipo economico: secondo gli inquirenti Sollai potrebbe infatti avere ucciso la moglie per entrare in possesso della casa cointestata e della polizza sulla vita da 100mila euro. Lui, che il 22 novembre, dopo averlo negato per sei mesi, aveva confessato il delitto, assicura di non avere ucciso la moglie per soldi.

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