Il nuovo farmaco antimalaria arriva da Sassari: ecco chi lo ha scoperto
Il lavoro della ricercatrice Antonella Pantaleo: «Salvare i bambini è diventata la mia missione»
Sassari Mezzo milione di morti l’anno, in larga parte bambini. E quando ci vai dentro a quell’inferno non riesci più a dimenticare i volti e le sofferenze di chi vive in luoghi dove la malaria fa ancora tanta paura e uccide come se fosse una guerra. La malaria è la seconda causa di morte al mondo. Anche la Sardegna ha registrato una vittima da poco, un professionista di Olbia appena rientrato da un viaggio: questo tragico episodio sottolinea l’importanza di non sottovalutare la malaria e di agire tempestivamente per evitare ritardi nella diagnosi e nel trattamento, che potrebbero avere conseguenze fatali.
E proprio dalla Sardegna arriva una speranza importante: la professoressa Antonella Pantaleo, ricercatrice di fama internazionale dell’Università di Sassari, Dipartimento di Scienze Biomediche, dal 2006 si dedica alla ricerca di nuove terapie per combattere la malaria e allo sviluppo di possibili farmaci per salvare la vita delle persone contagiate.
Ha messo a punto una terapia innovativa che si è già dimostrata efficace nelle attività sul campo svolte durante i trial clinici condotti sul campo in Uganda, in Vietnam e Laos, paesi in cui la malaria è una sfida quotidiana: l’importanza della scoperta è dovuta al fatto che il farmaco ha come target un enzima appartenente al globulo rosso, quindi il parassita non può mutare per sviluppare resistenza. Questo è un approccio innovativo che, si spera, diventerà una terapia che il parassita non potrà eludere in futuro.
La professoressa Pantaleo, associata di Fisiologia all’Università di Sassari, ha appena ricevuto da Coldiretti il premio Feminas insieme ad altre donne che hanno dato lustro alla Sardegna. La motivazione dice: «Per avere dato risalto all’Isola attraverso scoperte importanti e brevetti internazionali, trasformando il suo percorso di studi in un progetto di vita. Continua a collaborare con le università di tutto il mondo per dare speranza ai malati di malaria».
«Mi ha sorpresa il premio, non me l’aspettavo – dice la professoressa Pantaleo – ma mi ha fatto immenso piacere, come donna e come ricercatrice. Anzi, per me questo premio vale più di un Nobel, è il premio della mia terra».
Il farmaco che è frutto della sua ricerca ha già dato risultati straordinari: i parassiti vengono eliminati in 48 ore nel 90 per cento dei pazienti e in tre giorni nel 100 per cento dei casi presi in esame. E la conferma che si guarisce in meno della metà del tempo rispetto a chi viene trattato con la terapia antimalarica tradizionale.
Un percorso di studio di oltre tredici anni per arrivare alla scoperta: «I trattamenti degli ultimi cinquant’anni contro la malaria sono stati basati sull’attacco al parassita e il microorganismo ha sviluppato una forte resistenza. Il nostro farmaco, invece, ha come target un enzima dell’eritrocita (ospite) e blocca le modificazioni a livello della membrana eritrocitaria impedendo la reinvasione del parassita verso altri eritrociti». Parla di lavoro di squadra la professoressa Pantaleo e della collaborazione con la «Purdue university di West Lafayette in Indiana, l’università di Torino e la Huè university in Vietnam. Un finanziamento della compagnia americana Hulow consente di portare avanti la ricerca. «Il farmaco è stato testato ex-vivo in Uganda – racconta – dove ho prelevato il sangue dei pazienti affetti da malaria e messo in coltura con il farmaco. Ha funzionato e siamo stati autorizzati a testarlo nei villaggi della provincia di Quang Tri in Vietnam, dove il parassita è resistente alle cure utilizzate normalmente. Anche quello è stato un passaggio riuscito e l’ultimo test è avvenuto in Laos». Un lavoro dietro le quinte, fino a quando i risultati non sono diventati patrimonio della comunità scientifica mondiale con le pubblicazioni (più di 70 e tre brevetti). Ora Antonella Pantaleo gira il mondo a portare speranza ai malati di malaria.