Le ostriche di La Maddalena debuttano sul mercato: il sogno di un giovane pescatore realtà dopo 7 anni di battaglie
Il 34enne si racconta: gli studi a Milano, la lotta contro la burocrazia e l'amore per la sua isola
Sassari Le sue ostriche hanno il profumo del mare incantato dell’isola parco. E il sapore della determinazione. Perché Pietro Aversano, 34 anni, maddalenino, ha dovuto lottare contro la burocrazia per sette anni prima di aprire il suo allevamento. Il primo dell’arcipelago di La Maddalena, a ridosso dell’isola di Garibaldi. Un piccolo Davide in versione marinaresca contro Golia. Il 16 dicembre 2024 le sue ostriche debuttano sul mercato. E porteranno sulle tavole il nome e l’immagine dell’isola che Aversano ama profondamente.
La storia di Pietro è quella di un sogno ostinato. Di un giovane cresciuto con il sale sulla pelle e le reti tra le mani. Dopo alcuni anni di studi a Milano capisce che la sua vita non può essere tra smog e palazzoni, ma sul mare. «Ogni giorno, prima di andare all’università, passavo al mercato a vedere i pesci», racconta. Quello stesso mare di cui i genitori gli hanno insegnato i segreti e il rispetto. Pietro decide però che sarà un pescatore 2.0. E diventerà “il principe delle ostriche”. «Il mare è stato fin troppo sfruttato. Pensare di fare il lavoro del pescatore come prima, era impensabile. Non ci sono più le condizioni. Ho quindi guardato oltre. Volevo vivere del mare, ma dare anche qualcosa alla mia isola. Qualcosa che fosse in armonia con l’ambiente, portasse lavoro e avesse un ritorno di immagine».
Come nasce l’idea di un allevamento di ostriche?
Studiavo Giurisprudenza a Milano, mi piaceva. Ma la vita lì e l’idea di fare un lavoro tra quattro mura non faceva per me. Prima di andare a lezione passavo dal mercato a vedere i pesci (ride). In quel periodo ho partecipato a un incontro con i pescatori organizzato dalla Regione, in cui venivano illustrati i bandi per accedere ai fondi europei per la piccola pesca. Tra questi c’erano gli incentivi per l’acquacoltura. Ho cominciato a documentarmi e ho deciso che avrei aperto un allevamento di mitili.
Il suo progetto però si scontra subito con la burocrazia e con le posizioni del Parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena.
Inizialmente avevo pensato a un allevamento di mitili. Le cozze però richiedono un investimento economico iniziale molto pesante. Tartufi e fasolari, che erano l’altro il mio target perché prodotti di nicchia, sono colture invasive. Ho quindi puntato sulle ostriche.
Oggi racconta questi sette anni come una una passeggiata ma ha dovuto lottare per far nascere la sua azienda, anche in tribunale.
Chiariamo subito una cosa. Io ho sempre cercato la collaborazione con tutti gli enti. Ognuno di essi deve giustamente verificare che le attività che nascono rispettino le leggi e l’ambiente. Da parte mia ho cercato di far valere le mie ragioni, sicuro di portare avanti un progetto che non andava contro la natura. E non sarebbe potuto essere diversamente perché io amo il mare e la mia isola. Le ostriche sono delle spugne naturali e il mio impianto non ha nulla di cementizio, solo viti a scomparsa.
Che cosa le è stato contestato in questi anni?
Eh, di contestazioni ne ho avuto parecchie, se ha tempo gliele racconto. (ride). Prima l’uso delle imbarcazioni, considerate inquinanti. Le abbiamo sostituite con modelli green. Poi il tipo di ostrica da allevare. Inizialmente avevo inserito sia la Crassostrea Gigas, molto resistente e con una resa notevole, bocciata dal Parco perché considerata aliena. Ho quindi iniziato con la Edulis, l’ostrica piatta, che ha un elevato tasso di moria. Solo ad agosto di quest’anno, dopo il via libera del ministero e un iter lungo sette mesi, ho avuto l’ok da Roma ad allevare anche la Gigas, tra l’altro prevista dalla direttiva europea. Poi non era più un problema di tipo di ostriche ma di vuoto legislativo. Era necessario un approfondimento e invece della solita Valutazione di incidenza ambientale di livello 1, mi è stata richiesta quella di livello 2 che analizza nel dettaglio i potenziali impatti ambientali sul suolo, i sedimenti e mappa i posidoneti. Un lavoro più lungo e costoso, ma abbiamo fatto anche questo come richiesto. Abbiamo infine trovato un compromesso sull’estensione della concessione, da 25 a 5 ettari. E ho potuto cominciare la semina. Ma davvero, non mi interessano le polemiche e guardare al passato. L’importante è avere raggiunto l’obiettivo.
Ha mai pensato di gettare la spugna?
Sinceramente sì. Oltre a tutti gli ostacoli burocratici, quando la semina ha avuto il 90% di moria stavo per mollare. La forza me l’hanno data la mia famiglia, la mia testardaggine ma soprattutto il sostegno della comunità maddalenina che di persona, per messaggio o via social mi ha invitato a non mollare.
Che prodotto arriva sul mercato il 16 dicembre?
Sono soddisfatto. Le nostre ostriche sono di altissimo livello e il merito è tutto del nostro mare. Mi faccia dire anche questa cosa a cui tengo davvero. Visto che entriamo sul mercato sotto Natale, per ogni ordine donerò un euro in beneficenza.
Il suo augurio per il futuro?
Spero di far crescere e migliorare la mia azienda, così da poter creare anche posti di lavoro e contribuire a rafforzare l’immagine della mia isola come luogo di eccellenza.