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Milano vieta il fumo all’aperto, Olbia segue l’esempio: «Più aree no smoking»

di Luigi Soriga
Milano vieta il fumo all’aperto, Olbia segue l’esempio: «Più aree no smoking»

Il sindaco Nizzi: «Niente sigarette davanti alla scuole, nelle spiagge e nelle zone più frequentate dai pedoni»

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Sassari Nell’anno nuovo Milano respirerà un futuro più pulito. Dal primo gennaio infatti è vietato accendere una sigaretta all’aperto. O meglio: i fumatori dovranno ricorrere un metro immaginario per calcolare dieci metri di distanza da chiunque. Dieci metri. Un confine invisibile, che pare cucito su misura per una città dove ogni spazio è stretto e sin troppo inquinato. Già nel 2021 erano state messe al bando le sigarette in parchi, impianti sportivi e cimiteri.

Adesso il cerchio si stringe. Niente fumo in tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico, comprese le strade, salvo che si abbia l’accortezza di isolarsi dal resto del mondo. Un’eccezione è concessa alle sigarette elettroniche, che continuano a vivere una sorta di limbo normativo. Dietro questo divieto, però, c’è un dato che pesa.

Secondo Arpa Lombardia, il fumo delle sigarette è responsabile del 7% delle emissioni di polveri sottili. Milano, che respira a fatica sotto la cappa della sua aria, ha un obiettivo ambizioso: tagliare del 45% le emissioni di CO2 entro il 2030. In Sardegna la situazione non è certo così allarmante, eppure qualche sindaco sta già facendo un pensierino su una stretta di vite per il fumo passivo. Come Settimo Nizzi, nella sua doppia veste di primo cittadino di Olbia e di medico: «Ben venga qualunque iniziativa che abbia come finalità la lotta al fumo. Mi troverà sempre favorevole. E infatti anche a Olbia ci muoveremo in questa direzione. Non sarà un provvedimento così ad ampio raggio come a Milano, dove le emissioni urbane sono ben diverse dalle nostre. Ma anche a Olbia individueremo delle zone particolarmente frequentate dai pedoni, nelle quali il fumo sarà limitato. Così come le aree adiacenti alle scuole, e saremo intransigenti nelle spiagge».

Però non saranno misure draconiane, anche perché le imposizioni assolute talvolta hanno un effetto boomerang. «Mi è capitato di visitare uno dei paesi più avanzati del mondo sul fronte del rispetto sociale e del vivere civile – dice Settimo Nizzi – parlo del Giappone e in particolare di Tokio. La conformazione di molti quartieri, l’ampiezza delle strade ricorda molto la fisionomia urbana delle città europee. E i giapponesi, quando hanno deciso di vietare il fumo all’aperto, hanno anche ritagliato nelle vie dei quadrati all’interno dei quali è consentito accendere una sigaretta. Lo trovo giusto e sostenibile, ed è un modello che mi piacerebbe replicare anche a Olbia».

Ma il provvedimento milanese sposta anche il fronte della battaglia sui dehors di bar e ristoranti, all’interno dei quali è proibito fumare. Per il momento i commercianti non rischieranno multe: le sanzioni, da 40 a 240 euro, saranno solo per i cittadini pizzicati dalla Polizia Locale, anche se si vocifera di un inizio “soft” nei controlli. Come dire: più educazione e meno repressione.

«A me sinceramente questi ambienti così chiusi, con il fumo così concentrato – dice il sindaco Nizzi – mi fanno impressione. Così come le sale fumatori nelle stazioni. Mi ricordano gli anni 80, quando c’era l’aria densa e irrespirabile in tutti i locali, mi sembra di tornare indietro di trent’anni». I divieti spesso sono indigesti, ma per fortuna cambiano le abitudini, e in questo caso in meglio. I fumatori a Milano cercheranno quell’angolo di solitudine che li renda legali. Per trovare il loro posto in una città che prova a cambiare respiro.

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