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La polemica

Tagli ai fondi per i comuni, i sindaci in rivolta: «Così non si può sopravvivere»

di Paolo Ardovino
Tagli ai fondi per i comuni, i sindaci in rivolta: «Così non si può sopravvivere»

Il governo Meloni diminuisce i trasferimenti pubblici agli Enti locali Zedda: «Sbagliato, uno Stato deve incentivare la spesa per i cittadini»

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Sassari  I sindaci hanno già cambiato il proprio lessico. Ora parlano della «sopravvivenza» dei loro Comuni. Sopravvivenza messa alla prova dal taglio ai fondi per gli enti locali previsto dall’ultima manovra di bilancio del governo di Giorgia Meloni. Sforbiciate proporzionali, da qua al 2029 Cagliari dovrà contare su 5 milioni in meno di fondi pubblici. A ruota, Sassari si vede tagliata di 3 milioni, Olbia di 1,7 milioni e Alghero di poco più di un milione. Ma ad alzare la mano sono anche i piccoli centri. Proprio il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, smonta la soluzione del governo affidandosi alle percentuali: «La spesa complessiva tra Comuni, province, città metropolitane di tutta Italia incide per il 6,5% della spesa dello Stato. L’indebitamento dei Comuni incide per l’1,2% sull’indebitamento totale del Paese». Questo per far capire quanto saranno di ben poco beneficio alle casse nazionali le risorse tagliate una a una alle amministrazioni locali. Poi c’è una questione di principio: «Uno stato dovrebbe incentivare il più possibile gli enti locali affinché spendano. Più spendiamo, più miglioriamo la qualità della vita». La logica emersa dall’ultima legge di bilancio, insomma, non sta in piedi. «L’ennesimo scippo perpetrato nei confronti dei sardi e della Sardegna», l’aveva bollata così il sindaco di Sassari, Giuseppe Mascia, appena appresa la natura dei tagli. Sempre a nord-ovest, il primo cittadino di Porto Torres, Massimo Mulas, non usa mezzi termini: «Assistiamo a una follia, a una vigliaccata». E la motiva: «Ai Comuni è stato chiesto di essere virtuosi, di fare i salti mortali per ricevere e spendere i soldi del Pnrr, e oggi si ritrovano a essere i più penalizzati, perché mancheranno i soldi per garantire i servizi». La decisione in sede di bilancio viene vista come mossa «di carattere politico che però va a colpire non i sindaci ma direttamente le case dei cittadini». Parla di tagli «palesi» e tagli «nascosti», Mulas. Il riferimento? «All’impossibilità di assumere persone negli uffici, peserà». Non le manda a dire e si sente tradito dalle alte sfere nazionali: «Il fatto è che quando non si sa dove prendere soldi, si bussa sempre alla porta dei Comuni. Ma non siamo figli di madri differenti. Siamo esponenti politici, qualcuno lavora sul velluto e altri in trincea, e queste decisioni vanno a danno dei nostri concittadini».

Piccoli centri come Bosa perderanno qualche centinaia di migliaia di euro nell’arco di cinque anni. Cifre che sembrano basse ma preziose come linfa per attività da mandare avanti nel quotidiano. Il sindaco Alfonso Marras è al lavoro con gli uffici comunali «per capire l’entità del taglio (dovrebbe aggirarsi sui 200mila euro, ndr). Va a incidere sui servizi minimi ed essenziali. Si parla di lotta allo spopolamento, ebbene queste sono le politiche che vanno contro e quando non hai strumenti per sopravvivere è difficile invertire la direzione».

Un caso clamoroso riguarda Oristano: da qui al 2029 i tagli sfiorano il milione: «La riduzione dei trasferimenti statali ci preoccupa profondamente – sostiene il sindaco Massimiliano Sanna –. Oristano, che subirà un taglio di oltre 800 mila euro, rischia di vedere compromessi servizi essenziali proprio in un momento in cui le difficoltà economiche si fanno sempre più pressanti. Questa scelta mette le amministrazioni locali di fronte a un bivio inaccettabile: ridurre i servizi o aumentare le tasse. Ma chi pagherà il prezzo più alto? Le famiglie, le imprese, i cittadini che ogni giorno si affidano ai servizi pubblici per la loro quotidianità».

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