La Nuova Sardegna

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Allarme dazi dagli Usa, a rischio il mercato di Pecorino Romano e Fiore Sardo Dop

di Massimo Sechi
Allarme dazi dagli Usa, a rischio il mercato di Pecorino Romano e Fiore Sardo Dop

La Sardegna è la regione più esposta. Gianni Maoddi: «Danno molto grave». Silvio Lai: «Il governo intervenga»

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Sassari È la Sardegna la regione italiana più esposta alle conseguenze dei nuovi dazi statunitensi che dovrebbero entrare in vigore dal 2 aprile. I dati presentati ieri alla Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani parlano chiaro: il 49% dell'export agroalimentare della nostra regione è diretto proprio al mercato a stelle e strisce. E questa percentuale è condizionata pesantemente dai prodotti lattiero-caseari isolani, in particolare dal gran successo che il Pecorino Romano e il Fiore Sardo Dop hanno proprio negli Stati Uniti. Un formaggio che è al top tra i condimenti, soprattutto sulle patatine fritte e a bastoncino. Per il 90% il mercato del Pecorino Romano è in Sardegna. Sono, infatti, 35 su 40 complessivi i produttori della nostra isola. Non è difficile intuire quanto i dazi al 25% che verrebbero imposti tra meno di un mese condizionerebbero il mercato.

«Un'imposizione di questo tipo – afferma il presidente del consorzio del Pecorino Romano Gianni Maoddi – significherebbe un costo aggiuntivo per i consumatori americani tra i 40 e i 45 milioni di euro. È vero che possiamo contare sulla qualità del nostro prodotto e su un momento favorevole del mercato, ma i dazi creerebbero un grande problema. Non metterebbero in ginocchio il settore ma di certo il danno sarebbe molto grave».

Che cosa fare allora per cercare di scongiurare questo pericolo? «In questo momento – prosegue Maoddi – non possiamo che aspettare. Nel 2019 il Pecorino venne estromesso dall'elenco dei prodotti sottoposti al dazio e voglio sperare che anche questa volta possa accadere. Rispetto a 6 anni fa non abbiamo avuto modo di presentare documentazioni e memoriali al Senato americano per attestare la qualità del nostro prodotto. L'amministrazione Trump è talmente imprevedibile che non possiamo sapere con certezza se alla fine verranno imposti o meno e se il Pecorino Romano e il Fiore Sardo Dop saranno nell'elenco. Io voglio essere ottimista. Una cosa però è certa, se venissero imposti il governo italiano e l'Unione Europea dovrebbero intervenire immediatamente per trovare una soluzione che riequilibri le perdite. Prima dicevo che non metterebbe il mercato in ginocchio ma sicuramente creerebbe un problema che andrebbe affrontato e risolto». Il direttore di Cia Agricoltori Italiani per la Sardegna Alessandro Vacca esprime anche la sua «preoccupazione per le eventuali ricadute dell'applicazione dei dazi oltre che per il comparto primario sardo anche per tutta l'economia isolana. Sollecitiamo le forze politiche di tutti i livelli – conclude Vacca – a una forte azione diplomatica per trovare una soluzione e scongiurare questo pericolo». Sul fronte politico interviene il parlamentare del Pd Silvio Lai. «Il governo ancora non ha piani concreti per riequilibrare questo possibile danno ma chiacchiera solo genericamente. Non si può confidare nella speranza che l'Italia se la cavi per rapporti personali della premier o dire che la qualità dei prodotti consentirà di chiedere ai consumatori americani di pagarli il 25% in più. Mi pare davvero troppo poco e una reazione inadeguata a cose che tra 3 settimane diverranno realtà mentre invece dovrebbero essere già in stadio avanzato trattative di merito e contromisure da applicare visto l'esperienza pregressa del 2019. In quel contesto c'erano state risposte che andrebbero riprese e riproposte sia nel merito della selezione dei prodotti che nella reazione complessiva da organizzare in sede europea. Ad esempio nel caseario erano stati esclusi prodotti a minore valore aggiunto o utilizzati per la elaborazione di ulteriori prodotti a livello locale. Per la Sardegna una soluzione sarebbe l'esclusione dei prodotti ovini destinati alla grattugia (come fu fatto nel 2019) ma occorre lavorarci concretamente da subito. Mettere la testa sotto la sabbia come sembra fare il governo – conclude Lai – non funzionerà, meglio affrontare il problema e confidare su un sistema complessivo europeo che possa realizzare una difesa comune dai dazi americani».

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