Giallo della scogliera, l’appello della mamma di Paolo Durzu: «Torna a casa, ti stiamo aspettando»
L’angoscia di Antonella Contu durante le ricerche del figlio: «Ci manchi»
Cagliari La tragedia davanti al mare di Cala Fighera. L’angoscia, le attese, le speranze, ma anche le accuse davanti allo schermo del cellulare, sui social. Tensione. E dolore. Due famiglie che vivono sensazioni ed emozioni molto diverse. L’appello della madre di Paolo Durzu arriva in serata.
Ed è su Facebook: «La mamma ti sta aspettando, è distrutta, torna a casa, mi manchi tanto». È l’appello lanciato dal profilo di Antonella Contu, madre di Paolo. Accanto, la foto in primo piano del figlio, in un momento di spensieratezza in un locale. Sotto, i post di decine di persone che incoraggiano Antonella Contu, la mamma del ragazzo. Testimonianze di vicinanza, incoraggiamenti e anche preghiere: «Antonella, mi dispiace tantissimo, tu sei credente e Dio ti ascolterà. Coraggio, un abbraccio». Dalla speranza alla rabbia che diventa sfogo. Sempre sul web. Alcune notizie online delle varie testate sono “presidiate” dai familiari dei due ragazzi. E sui social c’è l’amarezza di un giovane che si presenta come il fratello di Manola, la ragazza ritrovata senza vita a Cala Fighera.
Lui racconta della sorella dimagrita e stressata dal rapporto con Paolo. E aggiunge dettagli: parla di un faccia a faccia tra lui e lo stesso Paolo proprio due giorni prima della tragedia. Ci sono anche accuse, molto pesanti. Perché l’aria è pesante, piena di disperazione. In uno scenario nel quale l’ipotesi prevalente degli inquirenti non è cambiata con il trascorrere delle ore: tragico incidente. Rabbia che, dopo il ritrovamento del corpo senza vita della ragazza, non diventa rassegnazione. La versione dei parenti di Paolo invece è diversa. Sempre sul web e anche nelle interviste in tv sulle reti nazionali, i genitori di Paolo invece raccontano di due ragazzi innamoratissimi, che non si perdevano di vista un giorno. E di rapporti idilliaci anche con la loro famiglia.
“Manola per noi era come una figlia”, è la frase ricorrente. Manola lavorava saltuariamente, anche lei come Paolo era alla ricerca di un’occupazione stabile per provare magari a costruire una vita insieme. Precari come tanti loro coetanei che devono fare i conti con un “posto fisso” che sembra ormai solo un vecchio pallino delle generazioni precedenti. Un’altra realtà, un altro mondo. Altri tempi. Quelli odierni metto in evidenza la solita cattiveria del web, stupido, inopportuno con centinaia di persone che vogliono dire la loro su “cose” che non sanno: sotto gli aggiornamenti web che si accavallano in serata, si lanciano in ricostruzioni, ipotesi fantasiose. Con i familiari di Paolo che arginano, ribattono, smentiscono. Nell’attesa e nella speranza che almeno il ragazzo possa essere ritrovato, anche il web diventa un modo per tenersi occupati e di tenere lontana la tentazione di non crederci più e di mollare.