La Nuova Sardegna

L’allarme

Migliaia di bottiglie di cannonau e vermentino ferme al porto di Livorno. E c’entra l’America

di Ilenia Mura
Migliaia di bottiglie di cannonau e vermentino ferme al porto di Livorno. E c’entra l’America

I dazi Usa di Trump non sono ancora entrati in vigore, ma i problemi col mercato americano sono già gravissimi

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Sassari Decine di migliaia di bottiglie di Cannonau e Vermentino sono bloccate a Livorno: «Una cosa è certa, i danni sono già incalcolabili e se i dazi Usa dovessero diventare realtà il nostro settore si troverebbe praticamente in ginocchio: il mercato americano vale 2 miliardi di dollari, assolutamente impossibile pensare di sostituirlo in tempi più o meno brevi con gli altri mercati emergenti».

Non usa giri di parole il presidente Assoenologi Sardegna, Mariano Murru, per raccontare il terremoto provocato dai balzelli americani (ancora in forse) ma che stanno facendo già tremare l’export della filiera tricolore, interamente paralizzata a causa dell’incertezza sui mercati. Si tratta di un settore da 2 miliardi di dollari che per la Sardegna incide per poco più di 7 milioni di euro circa: a farne le spese le maggiori cantine (fra le 377 in Sardegna), come quella di Sella&Mosca, Argiolas e Santadi, che, insieme, contano il 20 per cento dell’export. 

Bollicine, bianchi, rossi, liquori. Che ne sarà delle bottiglie, le etichette, i tappi già acquistati dalle aziende che però potrebbero non servire a nulla? Di qualche giorno fa l’email spedita dagli importatori Usa: «Di fatto invitano a non esportare fino a nuovo ordine, i sindacati dei distributori americani hanno fatto cartello, bloccando di fatto tutte le importazioni dall’Europa degli Stati Uniti, fino a nuovo ordine», spiega l’imprenditrice Valentina Argiolas, alla guida della omonima cantina di famiglia a Serdiana, famosa nel mondo per il celebre Turriga.

I danni? «La situazione sta diventando pesante, si tratta del nostro secondo paese d’esportazione dopo la Germania. Assolutamente incalcolabili». I camion in partenza per gli Stati Uniti sono praticamente in ostaggio: i prestigiosi vini delle cantine sarde e della penisola, per un valore di milioni di euro, sono fermi al porto di Livorno: «Qui c’è l’unico distributore dei vini delle cantine italiane», spiega Argiolas: «Tutto sospeso, non parte nulla. Ci hanno chiesto di fermare anche gli stock». 

Anche «le navi cinesi che stanno trasportando la nostra merce – racconta il presidente Assoenologi, Murru –  per scaricare negli States ,devono pagare il doppio del passato». 

Dazi Usa, sarà un disastro Imprenditori, direttori commerciali, enologi, associazioni di categoria lanciano l’allarme: «Non si può più aspettare. La diplomazia deve intervenire immediatamente. Occorre trovare un punto di accordo per evitare di penalizzare fortemente entrambe le parti. Il 200% dei dazi porterebbe alla triplicazione dei prezzi rendendo insostenibile la vendita. Gli Stati Uniti costituiscono il primo mercato a livello mondiale». Così Cia, Confagricoltura, Assoenologi sono al lavoro con il ministero degli Esteri per trovare una soluzione. «In generale l’Italia ha una bilancia molto positiva con gli Usa con oltre 67 miliardi di prodotti venduti, e circa 27 miliardi di prodotti acquistati, con una differenza in positivo per noi, fattore che contribuisce ad aumento notevole dei punti di Pil per l’Italia. Gli Usa – continua Murru – rappresentano il terzo mercato per importanza per la nostra isola con un valore del PIL pari all’1,5% del totale, per un totale di circa 492 milioni per il 2024 ( già in calo rispetto al 2023)». 

Da una ricerca di Reuters emerge che gli americani bevono addirittura più vino italiano degli italiani. Per capire: con 185 milioni di ettolitri consumati nel 2023 (4,7 litri procapite) gli Stati Uniti rimangono il più grande mercato mondiale per il commercio di vino e la prima destinazione per le esportazioni di vini italiani.

«Al seguito della attività delle associazioni di categoria (ricevute dal ministro degli Esteri i giorni scorsi) e la forte pressione nei confronti dei vertici dell’Unione Europea si è riusciti a posticipare le sanzioni previste dalla comunità europea prevista per i primi di aprile al 14 aprile per avere più tempo per la soluzione del problema. Un piccolo passo avanti – secondo Murru – ma rimane tanta incertezza e a causa di questa incertezza purtroppo i distributori americani non accetteranno più consegne di vino e attualmente tanta merce rimane bloccata nei magazzini e su quella attualmente in transito non si sa se subirà gli eventuali dazi all’arrivo». 
Identico problema per Francia e gli altri paesi europei che vendono negli States: «A tutto questo si somma la crisi internazionale, le guerre, il calo dei consumi, l’inflazione, la crisi della Germania (altro paese importantissimo per la vendita del vino). Una situazione molto difficile che rischia di creare problemi gravissimi al comparto». La speranza, secondo Assoenologi: «Che la diplomazia risolva la situazione al più presto nel migliore dei modi». 

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