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Sassari

La scoperta

Un anonimo pentito consegna due buste piene di reperti archeologici

di Argentino Tellini
Un anonimo pentito consegna due buste piene di reperti archeologici

Davanti a uno degli ingressi del Mut qualcuno ha lasciato lingotti, anelli e oggetti in ceramica indicando anche il luogo del ritrovamento

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Stintino Una bella e preziosa scoperta quella fatta nei giorni scorsi da Marta Diana, assessora alla Cultura nel Comune di Stintino. Intorno alle 10.30 del mattino, l’esponente della giunta Vallebella, che è anche archeologa e addetta all’accoglienza del museo Le Tonnare (Mut), sul lato della porta di accesso del personale al museo ha trovato due buste trasparenti portadocumenti.

Le buste erano accompagnate da due foglietti di carta che indicavano con precisione i luoghi dei ritrovamenti e anche le date del rinvenimento, “Caggadaia, arando negli anni 90” la scritta in un contenitore; “Ritrovato a Ercoli motozappando”, le parole dell’altro foglietto. Nella busta che si riferiva a Caggadaia, località che si trova tra l’abitato di Stintino e le Tonnare, sono stati lasciati reperti archeologici in bronzo. Nello specifico due presunti lingotti forati, chiodi di diverse misure e tipologie, due anelli. «Tutte testimonianze riconducibili a età romana», precisa Marta Diana.

Nell’altra busta, invece, c’erano oggetti in ceramica: pipe di età post-medievale e un frammento di probabile lucerna di età romana «riconducibili al sito archeologico di Ercoli, luogo situato nel circondario di Pozzo San Nicola, già presente nel Piano urbanistico comunale», sottolinea l’archeologa e assessora Diana. Entrambe le buste fanno riferimento quindi a posti molto conosciuti, nel caso di Ercoli storicamente importanti. Ma purtroppo a volte trascurati, come il caso di Caggadaia, addirittura utilizzata negli anni ’70 del secolo scorso come discarica della terra proveniente dal dragaggio dell’attuale Porto Mannu. Quando era ben noto a tutti che durante questi lavori riaffioravano numerosi materiali di età romana, che venivano in gran parte trafugati o nascosti per paura del blocco delle opere.

Con qualche pentimento. Come nel 2018, quando ancora una volta un anonimo aveva restituito parte di questi reperti al Comune di Stintino. Dopo sei anni la storia si ripete e forse è una casualità. «I recenti open lab del progetto di valorizzazione del Nuraghe Casteddu di Pozzo San Nicola potrebbero aver sensibilizzato l’ignoto tombarolo convincendolo a restituire il patrimonio alla comunità», sostiene Marta Diana. Che in rappresentanza del Museo e dell’amministrazione comunale ha avvisato dei ritrovamenti la Soprintendenza archeologica e la funzionaria di zona Gabriella Gasperetti. I reperti archeologici restituiti si trovano ora custoditi in una stanza della Casa comunale di Stintino, in attesa delle verifiche che dovrà eseguire la stessa Soprintendenza.

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