Crollo nella hall dell’aeroporto, assolti gli imputati per disastro colposo
Alghero, scagionati l’architetto direttore dei lavori e il rappresentante della Procart. Un finanziere in servizio nello scalo era rimasto ferito
Alghero A giugno del 2020 nella sala arrivi dell’aeroporto di Alghero-Fertilia era crollata una veletta decorativa. Un pannello in cartongesso che si trovava nel controsoffitto e che all’improvviso aveva ceduto ed era finito addosso a un finanziere in servizio nello scalo “Riviera del corallo”. Il militare aveva riportato leggere abrasioni alla testa e un trauma distorsivo causato dal movimento brusco effettuato per evitare di rimanere coinvolto nel crollo.
Per quell’incidente – che avrebbe potuto avere conseguenze ancora più gravi – erano finiti a processo, davanti al giudice Antonello Spanu, il legale rappresentante dell’impresa Procart srl di Sassari Giuseppe Senes e l’architetto Antonio Andrea Delogu, direttore dei lavori. Oggi 19 dicembre sono stati entrambi assolti dal reato loro contestato, ossia quello previsto dagli articoli 434 e 449 (delitti colposi di danno) del codice penale: «Chiunque commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa – recita l’articolo – ovvero un altro disastro è punito, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumità, con la reclusione da uno a cinque anni». Il giudice Spanu, accogliendo le richieste degli avvocati difensori Agostinangelo Marras (per Delogu) e Maurizio Serra (per Senes) ha riqualificato il fatto in quello meno grave di “rovina di edificio” e ha assolto i due imputati “perché il fatto non costituisce reato”. Il pubblico ministero Antonio Piras aveva invece chiesto la condanna a un anno di reclusione per entrambi.
La hall dove si era verificato il crollo era stata inaugurata il 6 settembre del 2016 dopo un’importante opera di restyling compresa nel progetto di ammodernamento dell’aeroporto. Per il pubblico ministero Paolo Piras che all’epoca coordinò l’inchiesta, i due imputati non avrebbero “realizzato le opere di riqualificazione e manutenzione a regola d’arte”.
Nell’avviso di conclusione delle indagini il pm spiegava anche le ragioni delle presunte condotte di negligenza, imprudenza e imperizia. Ad esempio «l’ancoraggio del sistema al supporto rigido in calcestruzzo avveniva in taluni casi in parte ai supporti del “ledwall” e in parte al muro; in altri casi veniva deciso di “irrigidire” le mensole triangolari con degli elementi in cartongesso, mentre in altri casi ancora, sempre nell’intento di irrigidire il sistema, venivano applicati all’estremità delle mensole due profili metallici sovrapposti longitudinali invece che uno solo». E poi sarebbero stati utilizzati “tasselli troppo corti per la stratigrafia del muro” con la conseguenza che “la tenuta del sistema si basava in parte sulla consistenza dell’intonaco”. La Procura aveva chiamato in causa anche «l’estrema friabilità e povertà dell’intonaco sul lato bar che faceva sì che i tasselli, non trovando contrasto, non si espandevano, facendo venire meno il sistema di tenuta».
Lo scorso maggio il giudice Spanu aveva disposto una perizia tecnica – affidata all’ingegnere Marco Pani – per l’esame dei materiali di cui era composta la struttura crollata e per stabilire le cause del cedimento. Ieri, all’esito della discussione del pm e degli avvocati difensori, è arrivata la sentenza di assoluzione.