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Lorenzo Carboni ha la racchetta rovente: «Che orgoglio il mio primo titolo»

di Gianna Zazzara
Lorenzo Carboni ha la racchetta rovente: «Che orgoglio il mio primo titolo»

Il 19enne algherese ha trionfato in Tunisia nel torneo Itf di Monastir. Si allena all’Accademia Piatti, a Bordighera, dove è cresciuto Sinner

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Sassari È algherese il teenager più rovente del tennis azzurro. Lorenzo Carboni, 19 anni compiuti il mese scorso, ha appena conquistato il torneo Itf di Monastir, in Tunisia, il suo primo titolo internazionale che lo ha fatto balzare al numero 640 del ranking Atp, guadagnando ben 130 posizioni.

Una storia ancora tutta da scrivere quella di Lorenzo, ma il suo talento promette bene: picchia forte al servizio, ha un rovescio sullo stile di Musetti e, quando serve, tratta la palla con delicatezza.

Complimenti Lorenzo, è la sua prima vittoria da professionista con un montepremi di 15mila euro.

«Sono molto contento di aver vinto il mio primo titolo, era da tanto che lo cercavo visto che questa è la mia quarta finale. Ci sono stati diversi momenti difficili durante tutte le partite ed anche molta stanchezza perché questa era la mia quinta ed ultima settimana di tornei consecutivi. Sono molto orgoglioso».

Quando ha capito che avrebbe potuto alzare la coppa?

«Al primo turno, quando ho battuto la testa di serie numero 1 del torneo, Tom Gentzsch, n. 481 ATP, per 7-6(4), 0-6 6-2. Da quel momento è stato un crescendo, ho capito che avrei potuto farcela e ho battuto tutti: un olandese al secondo turno, un ceco ai quarti, un belga in semifinale fino alla finalissima contro il russo Vylegzhanin. Non gli ho dato scampo: 6-2, 1-6, 6-3».

Si farà un regalo per il titolo?

«No, nessun regalo perché con tutti i tornei in giro per il mondo ho molte spese. Magari inviterò a mangiare una pizza i miei genitori, mia sorella e i miei nonni».

I suoi super-nonni, Antonella e Angelo, vivono con lei a Bordighera da quando si allena all’Accademia di Riccardo Piatti.

«Devo tutto ai miei nonni. Si sono trasferiti per aiutarmi, avevo solo 13 anni quando ho lasciato Alghero e i miei maestri Barbara Galletto e Giancarlo di Meo. Non è stato semplice, ma il loro appoggio mi ha fatto capire che era la scelta giusta».

Lei si allena al Piatti Tennis center, dove è cresciuto anche Jannik Sinner, con Gianluca Quinzi e Andrea Volpini. Come si trova?

«Sono due grandissimi maestri. Per quanto riguarda Sinner è importante avere un numero uno italiano, è molto stimolante per noi ragazzi perché ti sprona a lavorare ancora più duramente».

Il segreto per vincere?

«È l’aspetto mentale a fare la differenza. A questi livelli tutti sanno giocare a tennis, vince chi riesce a rimanere concentrato per tutta la gara, allontanando i pensieri inutili».

Lei ha vissuto la coda di Federer e Nadal, ha convissuto con Djokovic e ora ecco la novità di Sinner e dello spagnolo Alcaraz. Il suo preferito?

«Djokovic, senza dubbio. Soprattutto per la sua tenuta mentale, talento agonistico a parte».

Per la sua vita ha un piano B?

«Ho solo il piano A, il tennis. Comunque quest’anno prenderò la maturità, in privato, a Sassari».

Trova il tempo per andare in discoteca?

«Purtroppo no, a Bordighera faccio una vita monacale: mi sveglio, mi alleno, mangio, mi alleno, dormo. Però quando torno ad Alghero faccio uno strappo con i miei amici».

Prossimi impegni?

«A Pula, per i tornei internazionali del Forte Village, finalmente a casa».

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