Andrea Bosca: «Le parole di Emilio Lussu per spiegare l’arroganza brutale del fascismo»
L’attore piemontese in scena a Cagliari con un testo del grande intellettuale e politico sardo
Andrea Bosca diventa Emilio Lussu. L’attore piemontese nei panni del grande intellettuale e politico antifascista. La storia inizia quando, all’ennesima provocazione degli squadristi che tentarono di penetrare armati nella sua abitazione di piazza Martiri a Cagliari, Lussu si difese, armi in pugno. Ma la magistratura fascista, anziché mettere sotto inchiesta gli aggressori, condannò l’aggredito con il carcere e il confino a Lipari. Da qui, remota isola delle Eolie, Lussu evase con un piano rocambolesco. Ma dopo di allora restò esule a Parigi per più di 15 anni.
Sabato 26 ottobre e domenica 27 al Teatro Alkestis di Cagliari Andrea Bosca metterà dunque in scena “Confinati”, tratto da “La catena”, dove Lussu racconta come attraverso le leggi speciali del 1926 il fascismo si manifestò un regime totalitario, violento, persecutore e intollerante di ogni dialettica democratica.
Bosca, come è avvenuto il suo incontro con Lussu?
«Bam Teatro mi ha proposto questa scrittura, per concessione di Giovanni Lussu e con drammaturgia di Nicola Fano, rispetto alla quale io sto facendo una mia interpretazione. Quando ho letto il testo ho pensato che oggi tutti saremmo andati in galera, dal primo all’ultimo, mandati da un parente, un amico, un vicino. Il fascismo ha creato uno stato di terrore, di paura, di paura del diverso, del non conforme, creando leggi speciali. Lo ha fatto alzando il grado poco alla volta. Ha applicato quello che è il principio della rana bollita di Noam Chonsky. Il fascismo ha usato la violenza poco per volta, ma ammantandola di legalità».
Che idea si è fatto di Lussu?
«L’ho conosciuto attraverso le sue pagine. Mi ha colpito molto la sua chiarezza. Ha una ironia tagliente con cui fa emergere la profonda ingiustizia delle cose. Mi piace che lui nonostante avesse subito enormi ingiustizie - a Cagliari andarono a prenderlo in mille - racconta come stavano veramente le cose. Era un’epoca in cui tutti denunciavano tutti. Lussu lo racconta anche in maniera ironica. È davvero un pezzo bellissimo. Sull’isola di Lipari era vietato parlare del duce ma non c’era nessuno che avesse più nomignoli di lui. I confinati si erano dovuti creare un linguaggio per non farsi capire. Per Lussu fu una esperienza durissima, ma non ha mai perso la sua verve».
Lo spettacolo debutta a Cagliari, la città in cui avvenne l’arresto di Lussu.
«Saranno due giorni per testare il testo, a marzo lo presenteremo nella sua interezza a Parigi all’Istituto di cultura. Sì, fu arrestato a Cagliari, a casa sua. Era anche un parlamentare. Il regime da un giorno all’altro fece le leggi speciali con cui vennero destituiti 120 parlamentari, chiusi i giornali. Le leggi speciali servivano a incutere paura nella gente, sempre in un modo che sembrasse legale. Lussu ci racconta come la gente viveva, quello che doveva sopportare. Noi studiamo la storia, ma purtroppo questa parte la glissiamo. Il fascismo è stato squadrismo, olio di ricino, ma anche molto altro».
La storia spesso si ripete. I rischi del mondo di oggi?
«C’è un regime che mi dà da pensare ed è la tecnocrazia, capace di gestire le nostre vite perché conosce meglio i mezzi. Un tempo si diceva “panem et circenses”. I “circenses” di oggi sono tutto ciò che è tecnologico. Il teatro è una delle poche cose rimaste umane e resta uno dei momenti di salvezza».
Nella serie “Sempre al tuo fianco” di Rai 1 il suo personaggio si chiama Renato Lussu: solo un caso?
«Un totale caso. Lo notano i miei amici sardi, ma nella serie non si è mai parlato di origine sarda del mio personaggio».