La Nuova Sardegna

Arte contemporanea

La mostra dedicata a Maria Lai al museo CaMuc di Ulassai

La mostra dedicata a Maria Lai al museo CaMuc di Ulassai

Fino al 28 febbraio le opere di sei artisti in “Il gioco dell’arte”

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Era un desiderio di Maria Lai, che l’arte nutrisse gli abitanti di Ulassai. Lo era da quando li coinvolse a tessere relazioni fra famiglie e vicinati, fra comunità e natura talvolta matrigna con cui gli ulassesi sono chiamati a convivere. Lo volle sin dai tempi in cui lei aveva lavorato perché Ulassai avesse un suo museo d’arte contemporanea nel cuore del paese. Ulassai con la sua Stazione dell’arte si candida oggi a divenire un punto di riferimento per le arti contemporanee non solo per la Sardegna.

Il progetto di Biennale d’arte contemporanea, iniziato con la prima delle esposizioni lo scorso giugno e terminata ai primi di ottobre, ha rappresentato quella volontà di segnare un passaggio evolutivo auspicato, con la Stazione dell’arte, proprio da Maria Lai.

L’esposizione della prima Biennale d’arte contemporanea è proseguita con un incontro, in collaborazione anche con Confartigianato Sardegna, sulla storia ed il futuro delle produzioni manifatturiere artistiche degli artigiani sardi, per approdare ad un approfondimento dedicato ad alcuni degli artisti che hanno vissuto ed animato, con le loro opere la Biennale. «Così, appena conclusa la rassegna, abbiamo immaginato – scrive Gianni Murtas, direttore artistico della Biennale nella pagina introduttiva al catalogo della mostra Il Gioco dell’arte - di avviare un percorso di approfondimento sulle ricerche che molti visitatori hanno avuto modo di conoscere solo in questo momento, ed abbiamo pensato in particolare ad artisti che hanno operato a lungo fuori dall’isola. Ne abbiamo scelto sei, che pur con inevitabili differenze di linguaggi e di poetica sono uniti da elementi importanti che consentono, vedendoli insieme, di comprendere meglio i tratti comuni e le differenze che li caratterizzano.

Silvia Argiolas, Nicola Caredda, Roberto Fanari, Silvia Idili, Silvia Mei e Paolo Pibi sono anagraficamente compresi in un decennio che va dal 1977 al 1987 ed hanno operato negli ultimi anni soprattutto a Milano. Sono pittori e il loro lavoro ha una impronta prevalentemente figurativa. Le loro scelte siano più complesse di quanto possano apparire a prima vista, e che la loro figurazione è uno strano incrocio di stilemi che si muove molto liberamente tra le radici moderne e quelle postmoderne dell’arte di oggi. È un aspetto di cui tener conto perché, se è vero che la pittura come tecnica privilegiata dell’esperienza artistica è giunta al nuovo millennio con modalità sorprendentemente vitali, decisamente meno scontata è la capacità di risolvere nel presente le contaminazioni stilistiche e figurali che alimentano la ricerca contemporanea».

Un progetto nutrito, che segue il filo di tessitrici e tessitori figli per elezione o scelta, non solo artistica di Maria Lai, che la omaggiano con nodi di che legano e che permettono di risalire le vertiginose vette di tacchi che guardano lontano, senza paura, il nuovo e il diverso.

Rispettosi di questa eredità, artistica ma anche di impegno alla concretezza e co-partecipazione civile, l’amministrazione di Ulassai e la Stazione dell’Arte, raccolgono gli insegnamenti della Maestra e concretizzano quest’eredità culturale, in azioni culturali di cui la Biennale e i suoi approfondimenti, sono un esempio.

La mostra “Il gioco dell’arte” sarà visibile, nel nuovo museo CaMuc, nel cuore del paese, nella storica casa che Maria Lai aveva idealmente eletto a museo, fino al 28 febbraio 2025.



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