La Nuova Sardegna

L’intervista

Teo Teocoli: «Con Adriano una grande amicizia finita. Che tristezza le reunion tv dei cantanti»

di Alessandro Pirina

	Teo Teocoli
Teo Teocoli

Il grande showman venerdì 20 dicembre ad Arzachena con il suo show: «Rinunciavo alle serate per le vacanze a Baja Sardinia ma era un salasso»

5 MINUTI DI LETTURA





Quando dall’altra parte del telefono c’è Teo Teocoli, statene certi, l’intervista diventa uno show a tutti gli effetti. Figurarsi cosa sarà assistere allo spettacolo vero, quello in cui l’attore e showman ripercorre la sua carriera tra musica e imitazioni, Celentano e Felice Caccamo, Galliani e Ray Charles. L’appuntamento è per venerdì 20 dicembre all’auditorium di Arzachena, evento della Fondazione Bernardo Demuro, dove Teocoli, affiancato dalla sua band, metterà in scena “Tutto Teo”.

Teocoli, ricorda la sua prima volta in Sardegna?

«Al Forte Village, ancora non era un luogo di villeggiatura così conosciuto. Ci andai per fare l’animatore, mi innamorai della Sardegna e ci tornai in vacanza. Più avanti rinunciavo alle mie serate per farmi almeno venti giorni al Forte Cappellini, a Baja Sardinia. C’era un ambiente fantastico: attori, cantanti, calciatori. Ma per le mie finanze andare in Sardegna era un salasso, facevo fatica, ero un ragazzo...».

Ma lei cosa voleva fare da bambino?

«Da bambino ho sempre detto che non volevo fare niente, poi ho fatto molto più di quello che avrei potuto fare. La mia era la prima generazione di meridionali che andavano al Nord, a Milano. Ce la siamo passati male, vivevamo con le pezze al culo. Ma effettivamente sbocchi ce n’erano pochi: mio padre tornava dalla guerra, mia madre faceva la sartina e la trattavano male. Io non avevo neanche i libri di scuola. L’inizio è stato davvero in salita. Poi grazie al mio senso dell’umorismo ho conquistato i favori del pubblico e la gente ha iniziato a divertirsi con me».

Nato a Taranto da genitori di Reggio Calabria, poi Milano per tutta la vita: cosa le è rimasto di meridionale?

«Tutto, fino ai 19 anni ogni estate andavo per due mesi a Reggio Calabria. C’era mia nonna. Poi è morta e non mi è rimasto più nessuno. L’avvocato Prisco mi diceva: “Teocoli, lei è un terrone di quelli peggiori” (con la voce di Prisco, ndr)».

I suoi esordi nella musica: i Demoniaci, i Quelli, Teo e le vittime. Ha qualche rimpianto?

«Sarei potuto essere il cantante di quella che sarebbe diventata la Pfm. Lasciai dopo “Una bambolina che fa no no no”, un pezzo abbastanza melenso. Ma non so se ce l’avrei fatta: loro erano bravi, io restavo sempre indietro. Rimanevo Celentano».

Il suo amico Adriano che ormai non sente da tempo.

«È quattro anni che non risponde. Cioè, non è che io abbia passato questi quattro anni a chiamarlo. C’era però un appuntamento che non abbiamo mai saltato, il 6 gennaio, il suo compleanno. Ogni anno facevamo una festicciola a tema, una volta anche sul tram. Poi c’è stato quel grande progetto, “Adrian”, lui ci ha lavorato per dieci anni, non ha funzionato e si è rotta l’amicizia. È arrivato il Covid e non l’ho più visto».

Celentano era il suo mito, lo aspettava sotto casa e poi la prese nel suo Clan. Come era lavorare con il Molleggiato?

«Non era come gli altri. Lui è molto religioso, preciso. Non ha mai avuto donne, era fidanzato con una ragazza che poi ha lasciato per Claudia. E qui metto un punto interrogativo... Quando l’ho conosciuto avevo 14 anni. A 16 mi portò a Ischia. “Vieni con me” (con la voce di Celentano, ndr), mi disse. “Devo chiedere al mio papà”, risposi. “Chiediglielo”. E mio padre: “Se ti ha invitato Celentano vai”. A Ischia mi innamorai di una maglietta, ma costava 2mila lire, quanto avevo io in tutto. Adriano me la comprò: volevo baciarlo in bocca. Da quel momento abbiamo vissuto da buoni amici. Anche se mi ha condizionato la vita».

In che senso?

«Ogni proposta che gli arrivava lui diceva: “Prendete Teo che è bravo”. E io: “Ma vogliono te”. Volevano lui e andavo io, facendo figuracce come al festival di Napoli, dove cantai la canzone “Carulina nun parte cchiù”». Il Derby era la fucina dello spettacolo: il più bravo? «Quello che faceva più ridere era Renato (Pozzetto, ndr). Anche Enzo (Jannacci, ndr) faceva ridere ma bisognava conoscerlo per capire. Durante un tour ho dormito con lui per sei mesi. Lui non ha mai dormito: o aveva il raffreddore o doveva studiare. Allora me sono andato in camera con Toffolo, che si metteva a letto ed era come morto».

Il successo in tv arriva con Massimo Boldi.

«Lui faceva il tastierista al Derby. Me lo portai ad Antennatre. Io cantavo canzoni stupende, lui attaccava con “Il ragazzo col ciuffo” di Little Tony e gli sbattevo i piatti in testa. Eravamo una coppia alla Stanlio e Ollio». Con Berlusconi il rapporto fu altalenante. «La prima volta mi cacciò di casa. Eravamo ad Arcore e gli dissi: “Lei faccia pure Milano 2 che io faccio il mio mestiere”. Mi mise alla porta. Il problema fu che ero in macchina con Boldi, Zuzzurro e Gaspare e dovetti aspettarli fuori per tre ore. Ero giovane, e duro nel modo sbagliato».

Ma più avanti diventerà una star di Mediaset.

«Poi però non sopportavo più certe logiche aziendali e me ne sono andato».

Ha più sentito i Gialappi dopo la rottura di Mai dire gol?

«Ma sì... Io ho un brutto carattere in quel senso. Quando mi fanno incazzare, prendo e me ne vado. Magari a Ibiza».

L’ imitazione più riuscita?

«Cino Ricci. E Albertini in mutande, il mio amico Galliani. E non posso non dire Cesare Maldini: “Passa la palla, vaffanculo” (con la voce dell’ex ct, ndr)».

La meno riuscita?

«Keith Richards a Sanremo. In galleria ridevano, in platea erano marmorei. “Cazzo sta facendo?”, sembrava dicessero».

Fazio non la invita più al tavolo di Che tempo che fa?

«Ormai lui ha sposato la Littizzetto. Eppure quella cosa dei racconti di vita l’ho iniziata io».

Le piace la tv di oggi?

«Non voglio più fare tv, andavo dalla Venier, ora più neanche quello. Non mi piacciono quelle riunioni di cantanti anni ’60, tutti vecchi, gobbetti. Se chiami Tony Dallara devi raccontare chi è stato, quanto è stato importante. Non metterlo insieme agli altri a cantare vecchi successi».

Per cosa tornerebbe in tv?

«Rifarei uno show come “Emilio”. Era bello ed educato... ma l’articolo esce sulla Nuova Sardegna? Mette anche la foto?». Certo. «Guardi che la compro (con la voce di Celentano, ndr). Adriano diceva sempre così».

Primo piano
La storia 

Il racconto di una commessa: «Pagata solo 3,50 euro l’ora per lavorare nei festivi»

Video

Rissa furibonda fuori da un locale a Sassari, le impressionanti immagini della notte di follia

Le nostre iniziative