A Olbia le tradizioni culinarie andine: dal mais cancha al tipico lomo saltado
Non solo buon cibo all’Alma Tropical: attraverso i piatti il racconto delle atmosfere e delle antiche tradizioni
Portare il Perù in città e fare in modo che la persone se ne innamorino. Raccontare il calore e il profondo senso di accoglienza della sua gente, i colori, le atmosfere, le tradizioni. E lasciare che sia la cucina a farlo, attraverso i suoi sapori accattivanti e i suoi profumi inebrianti. Questo è l’obiettivo di Sharon Guzman e di Christian Moschitz, rispettivamente la titolare e lo chef del ristorante peruviano Alma Tropical, che ha trovato casa in via Acquedotto, in piazza Mercato. Una volta superato il piccolo ingresso di un azzurro vivace, si entra in un mondo altrettanto vivace e ospitale.
Aperto solo lo scorso luglio, si inserisce nel panorama culinario etnico olbiese, all’interno del quale l’Alma Tropical propone una cucina andina, famigliare e casalinga che però strizza l’occhio alla modernità e alla necessità di venire un po’ incontro al palato europeo. La sua proposta è ampia e spazia dagli antipasti al dessert, fino alle bevande.
Chiuso per un piccolo restyling, il ristorante riaprirà l’11 febbraio con la novità del beverage: il vino. Il carattere è delicato, ma avvolgente e i sapori si sentono tutti in maniera distinta. La ceviche, il piatto bandiera del Perù, è una sorpresa. L’alalunga è marinato con sale, zenzero e aji limo. «E poi è adagiato sul leche de tigre – spiega Sharon Guzman – che si dice abbia proprietà benefiche per la fertilità dell’uomo». A completare, il mais cancha, cioè il mais tostato, le patate dolci e il choclo, un altro tipo di mais bianco e succoso. A insaporire il tutto, infine, il coriandolo e l’aji limo. «E insieme alla ceviche – racconta lo chef Moschitz – se si viene invitati a pranzo a casa di un peruviano non può assolutamente mancare il lomo saltado».
Appartenente alla cosiddetta cucina “chifa”, è nato cioè dalla fusione della tradizione culinaria peruviana e cinese, dopo l’arrivo a Lima di immigrati cinesi. Il piatto si compone di straccetti di manzo con pomodorini e cipolla che vengono saltati nella wok – il tipico tegame usato nella cucina cinese appunto – e accompagnati da patate fritte e riso bollito. A testimoniare ancora meglio la fusione tra le due tradizioni culinarie, anche la sua salsa. «Insieme al pisco, distillato tipico peruviano – spiega lo chef – si utilizza la salsa di soia».
Ma la fusione con la Cina non è la sola che caratterizza la cucina peruviana. Questa, infatti, ha subito diverse contaminazioni, come nel caso della cosiddetta cucina “nikkei”, dove l’elemento peruviano è combinato con quello giapponese. E proprio sulla scia di queste influenze positive, non viene meno l’utilizzo di prodotti più tipicamente locali, come la ricotta sarda, usata nella papa a la huancaina. «L’ingrediente principe – spiega la titolare – è l’aji amarillo giallo, molto versatile, con cui in questo caso facciamo una salsa per condire le patate».
Per il beverage da febbraio «proporremo il vino peruviano, sia bianco che rosso – annuncia Moschitz». Per gli affezionati saranno comunque disponibili anche i vini locali. Inoltre, con l’uva «quella dolce da tavola si produce il pisco, distillato con cui si fanno ottimi cocktail». All’Alma Tropical si può già assaggiare la “chica morada”, una bevanda dalle origini antichissime.