La Nuova Sardegna

L’intervista

Cristina Parodi: «Emilio Fede un po’ burbero, con Enrico Mentana divertimento assicurato. In tv non avevo più stimoli, meglio la moda»

di Alessandro Pirina
Cristina Parodi: «Emilio Fede un po’ burbero, con Enrico Mentana divertimento assicurato. In tv non avevo più stimoli, meglio la moda»

La giornalista si racconta a 360 gradi dai successi televisivi al suo brand Crida: «Era una passione ora è diventata il mio lavoro»

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Per anni è stata una presenza fissa nelle case degli italiani. Prima al tg, poi al timone di programmi quotidiani che l’hanno consacrata tra le primedonne della tv. Da qualche anno Cristina Parodi ha deciso di dedicarsi all’altra sua passione, la moda, creando un brand, Crida, che le sta dando le stesse soddisfazioni che le ha dato per anni il piccolo schermo.

Cristina, cosa voleva fare da grande?

«L’archeologa. Mi sono sempre piaciute la storia, l’antichità. Ho fatto studi classici prima al liceo poi all’università. Se proprio avevo un sogno era diventare una Indiana Jones in gonnella».

Da ragazzina è stata campionessa di tennis: ha mai pensato alla carriera professionista?

«Sì, dai 10 ai 19 anni giocavo e pure bene. Facevo tornei, vincevo le categorie giovanili, ma finito il liceo, quando ero pronta per affrontare la carriera da professionista, ho deciso di lasciare Alessandria e il circolo del tennis. Ma a Milano grazie al tennis ho iniziato a fare la giornalista: scrivevo per riviste, facevo la speaker in campo. In tv ho debuttato proprio con lo sport. Ma col calcio, che non mi piaceva».

Odeon tv, e poi la Fininvest.

«Sono entrata come giornalista sportiva: Calciomania, tg sport, inviata di Pressing con Vianello. Poi quando si è iniziato a parlare di notiziari in diretta, per quanto il calcio lo avessi ormai metabolizzato, mi sono candidata a fare altro. C’era la guerra del Golfo, stavano nascendo i tg con Emilio Fede e tutti noi giornalisti siamo stati coinvolti facendo i turni. È lì che mi sono innamorata di un altro tipo di giornalismo».

Primo direttore Emilio Fede.

«Era un fuoriclasse sia nella bravura che nelle follie. Un direttore abbastanza burbero, ma con me sempre delizioso. È stato il mio primo maestro. Quando condussi il primo tg mi si sedette a fianco per tutta la durata della diretta. Fu un battesimo del fuoco piuttosto ansiogeno. Ma l’ho superato».

Il 13 gennaio 1992 nasce il Tg5: cosa rappresenta per lei quella data?

«Per me fu un grande motivo di orgoglio essere scelta per quella primissima edizione. Avevo 27 anni, ero il volto femminile del tg insieme a Cesara (Buonamici, ndr). Mi sentivo pronta per quella esperienza, consapevole che quella era una data storica per l’informazione».

Che direttore è Enrico Mentana?

«Con lui non puoi sbagliare, è esigente, ma sa dirti bravo se fai le cose bene. Ti tiene sulla corda, ma ti fa anche tanto ridere: è un battutista fenomenale».

Dal Tg5 a Verissimo: accettò subito?

«Fu il primo esempio di infotainment in Italia. Anche lì fu una scommessa. Al tg stavo bene, avevo un ruolo importante, ma mi ero sposata, volevo mettere su famiglia, vivevo a Roma, e questo, unito alla sfida che mi si prospettava, mi spinse ad accettare. Non fu una decisione facile, Mentana non la prese bene, mi disse di non andare, riteneva avrei perso credibilità. Invece, il programma andò benissimo e dopo 9 anni con Carlo Rossella mi cercarono per riavermi al tg».

A Canale 5 era uno dei volti di punta: tornando indietro lascerebbe Mediaset per La7?

«Sono sempre stata curiosa, avevo voglia di provare cose diverse. Non rinnego niente, tornando indietro rifarei lo stesso. Anche perché a La7 ho fatto il programma più bello della mia carriera: una tv pomeridiana intelligente, spiritosa. Lo stesso discorso vale per la Rai, che era la consacrazione di una carriera ormai lunga. Anche in quel caso è stata una scelta giusta che mi rispecchiava in quel momento».

Domenica in con sua sorella Benedetta non andò benissimo: cosa sbagliò?

«Probabilmente io e Benedetta non eravamo adatte a un tipo di programma più pop di quello che eravamo noi. Io rimanevo più giornalista, Benedetta veniva più dal suo mondo. Per noi fu comunque una esperienza divertente, era da tempo che sognavamo un programma insieme, ma Domenica in ha bisogno di Mara Venier, di una tv più caciarona che sappia arrivare al pubblico».

Quella Domenica in ha influito sulla scelta di lasciare la tv?

«Tutto quello che fai ti porta a maturare una decisione. In quel momento non mi trovavo più bene in Rai, non avevo più voglia di proseguire su quella strada. Già da tempo avevo la passione per la moda, fino a quel momento incompatibile con i miei impegni. Ho pensato: ora o mai più. E ho voltato pagina».

Parli di Crida.

«È un brand super made in Italy che nasce dalla passione per la moda mia e della mia amica e socia Daniela Palazzi. La tipologia del progetto è l’abito, che non tutti sanno fare bene: tessuti bellissimi comprati in Italia, produzione quasi a chilometro zero tra Milano, Bergamo e Brescia. Ci siamo preparate lungamente, il Covid ci ha fermate ma non ci siamo arrese. A oggi è un brand di lusso conosciuto in Italia che inizia a essere apprezzato anche all’estero».

Ha vissuto la pandemia a Bergamo, moglie di Giorgio Gori, sindaco della città più colpita.

«È stato il periodo più brutto della nostra vita. L’unica nota di dolcezza è che eravamo tutti insieme a casa, anche i figli, e questo non mi fa ricordare solo campane a morto e sirene della ambulanza. In quei mesi Giorgio era ogni giorno in Comune a lavorare e ritornava a casa con un carico di dolore e sofferenza ancora superiore a quello che avevamo noi guardando la tv».

Capitolo Sardegna: cosa è per lei l’isola?

«La vacanza, il primo posto in cui io e Giorgio abbiamo portato i bambini. Ci siamo innamorati di quell’angolo del golfo di Marinella in cui i bambini hanno fatto i primi passi. I nostri figli sono cresciuti lì. E ora Benedetta, la più grande, vive a Cagliari, sta facendo un dottorato di ricerca. Spesso andiamo a trovarla e sto scoprendo una città stupenda».

Per cosa tornerebbe in tv?

«La tv non l’ho esclusa a priori, non l’ho più fatta perché non avevo più stimoli. Il mio desiderio di raccontare, informare l’ho in parte convertito in contenuti che faccio sui social. Tante cose che mi fanno ritornare quella che ero in tv ma con un mio palinsesto. Chissà che una di queste non diventi un format tv...».

Nel frattempo fa il tifo per sua figlia Angelica, al Serale di Amici…

«Quello sì, per forza».

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