La Nuova Sardegna

L’intervista

Andrea Roncato: «Mi scoprì Guccini. Oggi amo i ruoli seri: se facessi le battute di 40 anni fa sarei patetico»

di Alessandro Pirina
Andrea Roncato: «Mi scoprì Guccini. Oggi amo i ruoli seri: se facessi le battute di 40 anni fa sarei patetico»

L’attore bolognese in giuria al festival Cortinametraggio: «Con Gigi amici da bambini, per Sandra Mondaini eravamo come figli»

5 MINUTI DI LETTURA





Uno scialle, due ferri da maglia e una parlata che più bolognese non si può gli bastarono per diventare uno dei personaggi più amati della tv. Erano gli anni ’80 e Andrea Roncato, in coppia con Gigi Sammarchi, imperversava da un varietà all’altro. Una carriera, la sua, che si muove da 50 anni tra piccolo e grande schermo, sempre all’insegna del buonumore, del sorriso, e infatti dal 17 al 23 marzo Roncato sarà in giuria al festival Cortinametraggio proprio nella sezione commedia.

Roncato, il suo sogno da bambino?

«Sognavo di diventare un attore. Ho sempre fatto qualcosa a casa, mi mettevo sulla tavola a recitare. Dentro di me ho sempre voluto fare spettacolo».

Con Gigi vi siete conosciuti da bambini...

«Avevo 12 anni, lui 9. Frequentavamo l’oratorio e giocavamo a pallacanestro. Io in squadra con Gigi, gli altri tre cambiavano sempre. Così ogni giorno».

La voglia di fare spettacolo quando è arrivata?

«Durante il liceo frequentavo con i miei amici la chiesa di Santa Maria Maddalena, dove mio padre era sagrestano. Gigi suonava la chitarra, io il pianoforte. Ma in chiesa la domenica anche l’organo. Volevamo creare un complesso rock, ma siamo finiti insieme nel coro della montagna. Ci esibivamo in via Zamboni, dove spesso veniva Francesco Guccini che stava facendo la tesi sul canto popolare. Durante le prove ognuno proponeva qualcosa di suo, Guccini vide che facevamo cabaret e ci volle all’Osteria delle dame. Qui venivano tanti personaggi. Tra loro Sandra Mondaini, che ci vide e ci volle con lei per tre anni. E ci portò anche in televisione».

Cosa è stata per lei Sandra Mondaini?

«Avevamo un rapporto familiare. Ci considerava come figli, dava consigli, ci sgridava. Prendevamo le camere comunicanti per stare insieme. A Bologna veniva a dormire a casa o mia o di Gigi e noi a Milano andavamo a casa sua e di Raimondo».

Com’era Vianello?

«Era come lo vedi. Una persona di grande intelligenza, con la battuta o la presa in giro sempre pronta. Ma anche un gran signore: quando dormivano da loro la mattina ci faceva trovare sul comodino il Resto del Carlino. Ci siamo rivisti dopo anni, nel 1997, quando feci con loro “I misteri di Cascina Vianello”. Raimondo mi chiese: “cosa hai fatto in questi anni?”. E io ho elencato tutti i miei film di maggiore successo: “L’allenatore nel pallone, Rimini Rimini, Vacanze di Natale, I pompieri...”. E lui: “E quando escono?”».

Il grande successo nel sabato di Canale 5. Come nasce lo sketch della mamma?

«Nasce al bar con gli amici, dove prendevo in giro mia mamma. Io dicevo che volevo trovarmi una fidanzata e lei iniziava a trovarle dei difetti. Come fanno tutte le mamme. La prima volta la facemmo in uno show Rai di Enzo Trapani, “C’era due volte”. Eravamo io e Gigi vestiti da vecchiette, ma non mi piaceva. La rifacemmo a Premiatissima con Johnny Dorelli, mi misi uno scialle sulle spalle, Gigi faceva mio figlio e fu un successo clamoroso».

A Canale 5 eravate delle star: il rapporto con Berlusconi?

«Quando facemmo “Grand hotel” spendeva un miliardo e mezzo a puntata. Ci garantiva ospiti come Alain Delon e Tony Curtis. Era attento ai minimi dettagli, anche alle rose nel camerino di un’ospite. Poteva chiamarti alle due di notte per farti i complimenti o per dirti che qualcosa non andava».

Con Gigi facevate coppia anche al cinema: Acapulco, Mezzo destro mezzo sinistro, I pompieri e soprattutto L’allenatore nel pallone con Lino Banfi.

«Siamo stati 20-25 giorni in Brasile. Oltre all’emozione di lavorare con il grande Lino».

Al cinema è stato anche Loris Batacchi che mise incinta la figlia di Fantozzi.

«Fu quasi tutto improvvisato, Milena Vukotic non lo sapeva e rimaneva spiazzata dalle battute. Con Paolo Villaggio avevo lavorato a “Grand hotel” e pretendeva di fare tutte le scene con me. Lui faceva il personaggio di una donna femminista che però alla fine si buttava ai miei piedi».

La coppia Gigi e Andrea finisce nei primi anni Novanta: chi è stato a staccare la spina?

«È stata una decisione presa insieme. Avevamo fatto il circo di Canale 5, Luna di miele su Rai 1, ma anche tante cose al cinema. Rischiavamo di non essere più credibili. Quando fai il comico al cinema, fai te stesso. Se il film era in montagna Gigi e Andrea che sciano, se allo stadio Gigi e Andrea che giocano a pallone. Avevamo paura di rompere le scatole al pubblico e così ci siamo separati».

Al cinema si è preso le sue soddisfazioni: Muccino, Virzì, Mainetti, soprattutto Avati.

«Ho fatto la scuola di cinema e teatro. Poi nel 1995 feci una fiction con Eleonora Giorgi, a seguire “La voce del cuore” con Morandi e Mara Venier, che mi volle da solo nella sua Domenica in. Nove anni di “Carabinieri”. E sono arrivati anche i film seri. Io volevo fare l’attore serio. Quando sei giovane puoi fare Loris Batacchi, a 70 anni rischi di diventare patetico: ci sono comici degli anni Ottanta che continuano a fare battute di 40 anni fa».

La prossima settimana sarà in giuria a Cortinametraggio: come sta oggi la commedia?

«Anche nel dramma ci deve essere sempre un sorriso. La commedia italiana è sempre stata quella: una parte un po’ drammatica, un’altra più allegra, ma sempre con il lieto fine. Nella vita si piange e si ride e a me piace fare film sulla vita. Oggi al cinema si affrontano quasi esclusivamente temi drammatici. Se sei un bravo regista non per forza devi fare uscire la gente dal cinema con le lacrime, ogni tanto non sarebbe male qualche sorriso come negli anni Ottanta...».

Ha rimpianti?

«Forse non avere avuto figli, non li volevo perché non avevo una famiglia fissa. Ora da 10 anni ce l’ho e mia moglie ha due figlie che sono diventate anche figlie mie».

Quando pensa alla Sardegna cosa le viene in mente?

«Per me che sono di Bologna quando si parla di vacanza divertente, stupenda in un posto figo è la Sardegna, quando è divertente e basta allora è Riccione. Da giovani con Abatantuono e Jerry Calà prendevamo una villa a Riccione e da lì partivamo tutti. Da adulti c’erano la Sardegna, lo Smaila, il locale di Jerry. Divertimento nel divertimento».

Primo piano
La tragedia

Omicidio di Bari Sardo, la mamma di Marco Mameli: «Dolore immenso e tanta rabbia, non smetteremo di cercare giustizia»

Le nostre iniziative