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Elogio della noia antidoto contro il mondo frenetico

di Anna Porcheddu*
Elogio della noia antidoto contro il mondo frenetico

Abbiamo bisogno della noia, perché fa lasciare la presa dal mondo frenetico in cui viviamo, concentrandoci sul nostro essere

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Noia: senso di malessere interiore, connesso ad una prolungata condizione di monotonia, talvolta associato ad un’impazienza e irritazione o avvilimento psicologico derivante da una mancanza di interessi o da passiva indifferenza nei confronti della vita.

La noia fa parte della vita umana, ma nel momento in cui si prova, è complicato gestirla, e si desidera qualcosa che possa colmarla. In accordo con il pensiero di Leopardi, secondo il quale la noia è un vuoto, credo che l’uomo, in continua ricerca di qualcosa di più, tenda ad odiare il senso della noia. Anzi, forse si trova a disagio davanti al vuoto che deriva da questa, quell’intermezzo involontario tra felicità estrema, il continuo correre pensando di essere al massimo delle proprie energie, e il momento in cui, inevitabilmente cadi, perché la noia spesso, porta a perdersi in intricati ragionamenti da cui diventa complicato uscire, e senza nemmeno accorgersene, ci si ritrova a provare una tristezza tediante. In una vita in cui si ricerca sempre la felicità, facendo grandi sforzi, basta solo un po’ di noia per essere tristi. Perciò, come la descrive Leopardi, è il più sublime dei sentimenti umani. Tuttavia ci troviamo in una società in cui è difficile annoiarsi: la nostra vita è costellata da continui stimoli, e il mondo è sempre più veloce.

È la continua ricerca di stare al passo che porta le persone a non stare bene con la noia, perché sembra di non avere mai abbastanza tempo, nemmeno quello di annoiarsi, che porterebbe solo alla perdita di questo. Invece abbiamo bisogno della noia, perché fa lasciare la presa dal mondo frenetico in cui viviamo, concentrandoci sul nostro essere. Anche la visione di Schopenhauer si avvicina a quella leopardiana. Lui vede la vita come un pendolo, che oscilla tra dolore e noia, dolore provocato dal desiderio non appagato. Quando però questo desiderio trova il suo piacere, subentra la noia, e questa situazione si ripete all’infinito, come un circolo vizioso. Dovremmo perciò abituarci alla noia? Probabilmente ne potremmo trarre vantaggio. 

Anna studia al liceo Azuni

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