Pena di morte al centro di un dibattito che purtroppo non avrà mai fine
L’Organizzazione delle Nazioni Unite auspica che i Paesi metano in atto una moratoria sull’utilizzo della pena capitale, in modo che si possa giungere a un’abolizione universale
Uno dei temi di cui, purtroppo, non si smetterà mai di parlare è quello della pena di morte. Da un po’ di tempo a questa parte si è tornati a discuterne, in particolare in seguito alla notizia della prima esecuzione, avvenuta in Alabama, tramite l’inalazione di azoto. Questa terribile fine è stata inflitta a Kenneth Eugene Smith, colpevole di aver ucciso per commissione la moglie di un pastore protestante. Già nel 2022 vi fu un tentativo di esecuzione ma Smith sopravvisse all'iniezione letale. L’Alabama non è però l’unico Paese in cui è ancora in vigore la pena di morte: oltre ad altri Stati della Confederazione Americana, essa è presente in molte zone del mondo, tra cui varie nazioni asiatiche.
La discussione riguardo questa tematica affonda le sue radici già nel periodo Illuminista, al quale risale uno dei trattati che ancora oggi viene considerato un pilastro dell’abolizionismo, ovvero l’opera Dei Delitti e delle Pene del filosofo e giurista italiano Cesare Beccaria: «Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio». Secondo Beccaria infatti le pubbliche esecuzioni servivano solo a indurire gli animi dei cittadini, che non vedevano in quegli omicidi, per così dire, “legali” un deterrente che limitasse il compimento di nuovi reati.
In epoca molto più attuale anche Fabrizio de Andrè in una delle sue più celebri canzoni, Il Testamento di Tito, propone una riflessione. Facendo riferimento ai Dieci Comandamenti, egli espone la sua opinione rispetto alla pena capitale: “Il settimo dice non ammazzare/Se del cielo vuoi essere degno/Guardatela oggi, questa legge di Dio/Tre volte inchiodata nel legno”. Con queste parole egli parla di come spesso le istituzioni vengano meno alle leggi da loro stesse emanate, richiamando la crocifissione di Cristo, il quale venne condannato a morte dal suo stesso popolo nonostante uno dei Dieci Comandamenti reciti proprio “Non uccidere”.
La stessa visione la si ritrova anche nelle parole degli esponenti dell’ONU che, proprio in occasione dell’esecuzione di Smith, si sono espressi così: «La pena di morte è incompatibile con il diritto fondamentale alla vita. Non vi è alcuna prova che ciò scoraggi la criminalità». L’Organizzazione delle Nazioni Unite auspica che i Paesi metano in atto una moratoria sull’utilizzo della pena capitale, in modo che si possa giungere a un’abolizione universale. Nonostante l’impegno dell’ONU e di altre istituzioni per far sì che queste barbare pene vengano definitivamente abolite, c’è ancora molta strada da fare per arrivare a questa tanto sperata abrogazione.
*Ornella studia al Liceo Galileo Galilei di Macomer