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Oristano

Il caso

Mariano Flore morto per covid a Oristano, scontro per il risarcimento che non arriva

di Enrico Carta

	Un'ambulanza della Croce Rossa a Oristano
Un'ambulanza della Croce Rossa a Oristano

I familiari del volontario deceduto nell’ottobre 2020 dopo essere stato contagiato pronti a portare in causa la Croce Rossa dopo che la mediazione non ha avuto esito. L’associazione di soccorso: «Era un nostro grande amico, ma non è stato contagiato durante il servizio»

28 ottobre 2024
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Oristano Era l’ottobre 2020. La seconda ondata di covid dopo la relativa calma dell’estate era esplosa in tutta la sua potenza. Oristano conobbe allora la sua prima vittima, mentre sin lì altre ce n’erano state in provincia. Mariano Flore, 58enne volontario della Croce Rossa originario di Busachi e dipendente del Consorzio di Bonifica dell’Oristanese, fu colpito dal virus che non gli diede scampo dopo un breve ricovero all’ospedale Is Mirrionis. Pochi giorni di agonia e si spense. Esattamente quattro anni dopo, per quella morte c’è il rischio altissimo che si finisca in tribunale. La moglie e le due figlie di Mariano Flore hanno sinora bussato inutilmente per avere il risarcimento che ritengono gli spetti, ma hanno trovato sempre la porta chiusa. Un recente tentativo di mediazione tra i familiari, assistiti dall’avvocata Cristina Puddu, e il comitato territoriale della Croce Rossa Italiana e l’assicurazione Generali non ha portato alcun risultato e così l’unica strada sembra essere la causa civile. Il motivo che spinge all’azione legale è il fatto che la polizza per i volontari che vadano incontro alla morte durante il loro servizio non sia stata attivata e sarebbe proprio questo il motivo per cui sinora non è stata avviata la pratica che porta al risarcimento.

Durante l’incontro di mediazione, le controparti non hanno infatti trovato un’intesa perché partono da valutazioni opposte. I familiari e la loro legale sostengono che il contagio e la conseguente morte siano avvenuti per cause legate all’attività di volontariato, mentre la Croce Rossa locale ritiene che non vi sia alcuna certezza sul fatto che il contagio sia avvenuto in servizio. La cosa singolare è che comunque la Croce Rossa nazionale abbia attivato le pratiche per il riconoscimento del risarcimento, mentre il comitato oristanese non ha fatto alcun passo in tal senso, nemmeno una comunicazione.

Su una cosa i pareri convergono ed è sul fatto che Mariano Flore fosse un volontario esemplare. Non lo dicono solo i familiari, ma lo stesso presidente del Comitato territoriale, Fabrizio Piras: «Eravamo amici oltre che colleghi come volontari. Ho fatto tanti turni con lui, tutti li abbiamo fatti anche nel periodo del covid. Ha dedicato tanto tempo alla Croce Rossa e tutti noi siamo rimasti profondamente toccati dalla sua morte». C’è un però ed è questo il vero motivo di scontro tra i familiari e l’associazione: per i primi il virus fu contratto durante il servizio, per chi gestisce i volontari invece non c’è la prova che ciò sia avvenuto durante uno dei tanti trasporti o dei momenti di assistenza a chi chiedeva soccorso. «Sicuramente – ricordano l’ex moglie I.T. e l’avvocata Cristina Puddu – le missioni in quel periodo non mancavano. I presidi per evitare i contagi non erano sempre quelli di massima protezione perché spesso non erano disponibili le mascherine FFP2 ovvero quelle che più garantivano di evitare il contagio. I volontari spesso utilizzavano le mascherine chirurgiche e, in ogni caso, non c’è possibilità che il contagio sia avvenuto in un altro ambito».

Sempre i familiari ricordano che non ci sono dubbi sul fatto che la morte sia figlia del contagio da covid perché ci sono le cartelle cliniche a certificarlo e perché non c’erano altre complicazioni che avrebbero potuto peggiorare il suo stato di salute: «Era una persona sempre allenata e in salute. In più, in quel periodo evitava anche di vedersi con le figlie proprio per limitare al massimo i rischi di contrarre il covid». Ma anche questo è un punto su cui tutti concordano. Ciò che i familiari non si spiegano è perché il Comitato oristanese abbia ritenuto di che non ci fossero gli estremi per avviare le pratiche di risarcimento con l’assicurazione, non facendone comunicazione alla compagnia.

La risposta è anche semplice ed era contenuta già nelle righe di un comunicato che fu diramato dalla stessa Croce Rossa all’epoca del decesso, in cui si sosteneva che il contagio non era avvenuto durante l’attività di volontariato. Sono frasi che il presidente Fabrizio Piras tutt’ora ripete: «Non è stato contagiato in servizio». È anche vero però che, pur con qualche ritardo, il comitato nazionale ha successivamente inoltrato all’assicurazione la richiesta di risarcimento danni. «La pratica è stata avviata, non subito, ma è stata avviata – prosegue Fabrizio Piras –. È stata l’assicurazione a respingerla. Se si arriverà a una causa sarà possibile chiarire bene tutta la vicenda. È l’assicurazione il soggetto a cui rivolgersi, non la Croce Rossa».

Di parere diverso è l’avvocata Cristina Puddu che raccoglie anche il rammarico dei familiari che spiegano che la Croce Rossa, pur non avendo avviato le pratiche per il risarcimento, si sia in passato quasi fregiata del tributo che Mariano Flore diede da volontario. Il suo nome, assieme a quelli di altre vittime del covid legate all’associazione, si trova con tanto di foto in una pagina che la Croce Rossa ha dedicato loro, una sorta di galleria degli eroi. Proprio per quella pubblicazione, tutt’ora rintracciabile sul web, fu fatta una diffida affinché non fossero associati l’immagine e il nome di Mariano Flore a quella vicenda. La seconda diffida è stata fatta sia alla sede centrale che a quella oristanese per arrivare al risarcimento. Non è servita e allora sembra che non ci sia altra soluzione se non la causa civile. La moglie chiude il racconto con un commento amaro: «È una situazione paradossale, è stato un volontario in una situazione quanto mai complessa e si compie quella che per noi è un’azione arbitraria ai suoi danni. È un atteggiamento incomprensibile».

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