Riesplode la polemica sull'ex caserma di via Simon
Azione Alghero, Il movimento politico-culturale di Marco Di Gangi, chiede lumi sul bando esplorativo pubblicato dal Comune
ALGHERO. «Nell’agosto 2015 la giunta comunale ha pubblicato un avviso esplorativo per la concessione in uso dell’ex caserma di via Simon, ipotizzando di farne sede del centro della creatività, dell’esito di quell’avviso e dell’eventuale assegnazione della struttura non è trapelata alcuna notizia, ma nel frattempo i locali della vecchia caserma dei carabinieri sono sempre occupati». Questa volta a riattizzare il fuoco di una polemica che cova sotto la cenere è Azione Alghero. Il movimento politico-culturale presieduto da Marco Di Gangi, ex assessore provinciale e consigliere comunale, si chiede «per chi valgano le regole ad Alghero» e se davvero quello che succede corrisponda a criteri di «una gestione oculata del patrimonio comunale», come ci si aspetterebbe nella gestione di una struttura pubblica. «La questione dell’occupazione da parte di ResPublica è sempre attuale – dice DI Gangi – perché continua nel silenzio della mano pubblica e nonostante sia ormai chiaro che questa situazione perduri senza alcun titolo che la legittimi». Secondo il presidente di Azione Alghero «non si ha notizia di alcuna concessione o qualsivoglia altro titolo che possa consentire agli attuali occupanti di utilizzare questi locali come attualmente avviene». Ma la vicenda di ResPublica, insiste Di Gangi, «è sempre attuale perché nel frattempo continuano a svolgersi con regolarità iniziative ed eventi di varia natura». Il problema, precisa Azione Alghero, «non è tanto quello di sindacare la bontà o meno delle iniziative svolte in quel contesto, siamo anzi certi che le iniziative portate avanti dalle diverse associazioni e dai singoli che operano all’interno di ResPublica siano tutte animate dalle migliori intenzioni e possano concorrere a coinvolgere una parte delle energie sociali che nella nostra città difficilmente trovano spazio». La vera questione, invece, «riguarda non solo l’utilizzo abusivo di un edificio di proprietà pubblica e delle spese connesse, ma lo svolgimento al suo interno di attività della più diversa natura, senza alcun controllo pubblico né sull’idoneità dei locali né sul rispetto delle diverse prescrizioni di legge». (g.m.s.)