La Nuova Sardegna

Alghero

Rubati ricordi e storia di Antonio Simon Mossa

di Gian Mario Sias
Rubati ricordi e storia di Antonio Simon Mossa

Laura Piras stava realizzando un documentario sull’intellettuale sardista Spariti un computer e 9 hard disk contenenti documenti di grande valore storico

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ALGHERO. Dieci anni di lavoro, di fatica, di soddisfazioni e di progetti, di idee e di battaglie. Tutto svanito nella notte. Portato via in pochi minuti da alcuni vigliacchi, sulla cui identità indagano i carabinieri di Alghero, dal coworking di via Sassari in cui lavora Laura Piras, etnoantropologa algherese con studi all’Act Multimedia di Cinecittà, a Roma. La notte tra sabato e domenica scorsi la sua scrivania, in mezzo a tante, è stata letteralmente ripulita. Via il computer, un iMac da 27 pollici, e nove hard disk western digital contenenti materiale audiovisivo. Un patrimonio inestimabile di ricordi, archivi, materiale grezzo, work in progress, documenti: tutto quello che avrebbe potuto raccontare il percorso creativo e produttivo di una donna appassionata del suo lavoro è finito nelle mani di gente senza scrupoli, che forse non ha idea del danno che ha fatto. O forse sì, perché questo furto è avvenuto solo pochi giorni dopo che del lavoro di Laura Piras si è parlato, eccome. È capitato durante le celebrazioni del centenario della nascita di Antonio Simon Mossa. Laura Piras è tra gli artefici della riscoperta del patrimonio dell’intellettuale. La sua decisione di realizzare un documentario su Simon Mossa è causa e conseguenza della nascita di Mastros, l’associazione presieduta da Pietro Simon Mossa, di cui fanno parte un gruppo di architetti e altri professionisti dalla cui iniziativa è scaturita l’attività di digitalizzazione e archiviazione dei documenti dell’ex leader sardista. Ma è davvero singolare anche il fatto che i computer e gli “arnesi da lavoro” degli altri professionisti con cui Laura Piras divide lo studio siano rimasti tutti al loro posto. E tanto per restare in tema di stranezze, non è stato rilevato alcun segno di effrazione. Solo una porta secondaria semiaperta. Stavolta facebook, l’arena più amata dagli algheresi, ha mostrato il suo lato migliore. Mentre Laura Piras scriveva “Tutto per la causa”, citando non casualmente il titolo del documentario cui stava lavorando, una fitta e ampia rete di concittadini ma non solo le ha fatto sentire la solidarietà di una comunità che, per una volta, è riuscita a non dividersi. Gli appelli si sono moltiplicati e la speranza è che l’ondata di indignazione possa far vergognare gli autori del furto al punto da convincerli a restituirle dieci anni di lavoro, di fatica, di soddisfazioni e di progetti, di idee e di battaglie.

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