Bruno: «Non sconfesserò quanto fatto fino a oggi»
di Gian Mario Sias
Il sindaco dimissionario: pronto a discutere di tutto ma difendo la mia credibilità Dopo oltre due anni la trattativa con il Pd sembra essere a un passo dal lieto fine
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ALGHERO. Mario Bruno sta per uscire dalle corde. Il sindaco di Alghero non molla l’osso. E alla fine, dopo oltre due anni, la trattativa col Pd è a un passo dal lieto finale. Si tratta di definire i dettagli di un accordo che accontenti tutti: il Pd regionale e quello provinciale, che vogliono pacificare definitivamente le due anime algheresi del partito dopo lo scontro senza esclusione di colpi che dura dalle amministrative del 2014; il sindaco, che non vuole abdicare; la maggioranza dei democratici algheresi, disposti al massimo ad assicurargli l’appoggio esterno. Programmatico, come si dice ora. «Fai quello che puoi con quello che hai, nel posto in cui sei».
Da qualche giorno sulla pagina facebook di Bruno campeggia una frase attribuita a Teddy Roosevelt: tutto sommato, gli calza a pennello. L’insegnamento del presidente statunitense deve averlo metabolizzato da ragazzino: ha sempre saputo arrangiarsi, traendo il massimo dalle situazioni. Anche quando la sua ascesa politica ha rischiato di stopparsi all’improvviso, ha fatto quello che ha potuto, ossia candidarsi, con quello che aveva, i suoi più fedeli sostenitori e una coalizione eterogenea, nel posto in cui si trovava: Alghero, dato che le strade per Cagliari e Roma erano sbarrate. E in questi tre anni abbondanti alla guida del Comune di Alghero non si contano le volte in cui si è trovato all’angolo. Senza grandi spazi di manovra, senza troppe risorse, a iniziare dalle truppe consiliari, e senza potersi muovere dal fortino di Sant’Anna, poi trasferito a Porta Terra.
L’ultimo colpo ad alzo zero da via Mazzini è arrivato pochi giorni fa, con un documento firmato dal direttivo cittadino per ribadire poche cose, ma essenziali. Tipo che «non entriamo in maggioranza ma non ci sottraiamo alle responsabilità verso una città che necessita di essere governata e mettiamo a disposizione della città il nostro peso». Ancora. «Le dimissioni del sindaco formalizzano il fallimento del suo progetto politico e del suo programma amministrativo, cui ci siamo opposti, ma riconosciamo la necessità di ricostruire il centrosinistra e ci adopereremo attivamente». E ancora. «Nessun esponente del Pd assumerà incarichi nell’amministrazione comunale, delle partecipate o di altri enti, ma il partito elaborerà in tempi brevissimi una serie di punti programmatici in alternativa a quelli purtroppo deficitari del progetto Bruno».
Domenica mattina Bruno ha affidato ai social una sorta di avvertimento. «Al momento non ci sono purtroppo assolutamente le condizioni per ritirare le dimissioni. E mi dispiace», aveva scritto su facebook. Poi ieri il sindaco incontra le segreterie provinciale e cittadina del partito e corregge il tiro quel tanto che basta per far capire che il messaggio è arrivato. «Non ci sono le condizioni ma si intravede qualche barlume», ammette Bruno. Infastidito dall’idea che il Pd non voglia andare oltre l’appoggio programmatico, il primo cittadino rifiuta «di accettare che il giudizio del partito, nella sua interezza, rispetto all’attività di governo della città sia così duro – dice – non lo posso accettare, sono pronto a discutere di tutto, ad ammettere qualche errore che sicuramente c’è stato, a rivedere insieme il programma, anche se nel solco di una pianificazione strategica che detta il nostro indirizzo».
Va bene tutto, insomma, «ma non esageriamo, non intendo sconfessare quanto fatto finora – ribadisce – sia perché ritengo che si sia seminato molto e che ora ci sia da raccogliere i frutti, sia perché ne va della mia credibilità». Oggi, intanto, il confronto dovrebbe allargarsi al resto della coalizione. Domani l’accordo e il ritiro delle dimissioni?
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Da qualche giorno sulla pagina facebook di Bruno campeggia una frase attribuita a Teddy Roosevelt: tutto sommato, gli calza a pennello. L’insegnamento del presidente statunitense deve averlo metabolizzato da ragazzino: ha sempre saputo arrangiarsi, traendo il massimo dalle situazioni. Anche quando la sua ascesa politica ha rischiato di stopparsi all’improvviso, ha fatto quello che ha potuto, ossia candidarsi, con quello che aveva, i suoi più fedeli sostenitori e una coalizione eterogenea, nel posto in cui si trovava: Alghero, dato che le strade per Cagliari e Roma erano sbarrate. E in questi tre anni abbondanti alla guida del Comune di Alghero non si contano le volte in cui si è trovato all’angolo. Senza grandi spazi di manovra, senza troppe risorse, a iniziare dalle truppe consiliari, e senza potersi muovere dal fortino di Sant’Anna, poi trasferito a Porta Terra.
L’ultimo colpo ad alzo zero da via Mazzini è arrivato pochi giorni fa, con un documento firmato dal direttivo cittadino per ribadire poche cose, ma essenziali. Tipo che «non entriamo in maggioranza ma non ci sottraiamo alle responsabilità verso una città che necessita di essere governata e mettiamo a disposizione della città il nostro peso». Ancora. «Le dimissioni del sindaco formalizzano il fallimento del suo progetto politico e del suo programma amministrativo, cui ci siamo opposti, ma riconosciamo la necessità di ricostruire il centrosinistra e ci adopereremo attivamente». E ancora. «Nessun esponente del Pd assumerà incarichi nell’amministrazione comunale, delle partecipate o di altri enti, ma il partito elaborerà in tempi brevissimi una serie di punti programmatici in alternativa a quelli purtroppo deficitari del progetto Bruno».
Domenica mattina Bruno ha affidato ai social una sorta di avvertimento. «Al momento non ci sono purtroppo assolutamente le condizioni per ritirare le dimissioni. E mi dispiace», aveva scritto su facebook. Poi ieri il sindaco incontra le segreterie provinciale e cittadina del partito e corregge il tiro quel tanto che basta per far capire che il messaggio è arrivato. «Non ci sono le condizioni ma si intravede qualche barlume», ammette Bruno. Infastidito dall’idea che il Pd non voglia andare oltre l’appoggio programmatico, il primo cittadino rifiuta «di accettare che il giudizio del partito, nella sua interezza, rispetto all’attività di governo della città sia così duro – dice – non lo posso accettare, sono pronto a discutere di tutto, ad ammettere qualche errore che sicuramente c’è stato, a rivedere insieme il programma, anche se nel solco di una pianificazione strategica che detta il nostro indirizzo».
Va bene tutto, insomma, «ma non esageriamo, non intendo sconfessare quanto fatto finora – ribadisce – sia perché ritengo che si sia seminato molto e che ora ci sia da raccogliere i frutti, sia perché ne va della mia credibilità». Oggi, intanto, il confronto dovrebbe allargarsi al resto della coalizione. Domani l’accordo e il ritiro delle dimissioni?
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