Turisti americani respinti a Cagliari: per solidarietà ripartiti anche gli amici
Il presidente della Regione: "L'interpretazione restrittiva della norma ha inflitto un grave danno alla credibilità turistica internazionale della Sardegna"
CAGLIARI. Non solo i cinque cittadini degli Usa, ma anche tutti gli amici e le amiche che erano con loro hanno deciso di ripartire per solidarietà. Si è conclusa intorno alle 23,30 di ieri 1 luglio la disavventura ai tempi del coronavirus dei passeggeri del jet privato proveniente dal Colorado e atterrato in mattinata all'aeroporto di Cagliari-Elmas. A bordo c'erano una decina di persone: cinque cittadini Usa, altri avevano passaporto della Nuova Zelanda, altri con documenti inglesi e una ragazza di Oristano. Tutti sono stati fermati ai controlli della Polizia di frontiera. L'Unione europea ha riaperto le frontiere esterne a 15 Paesi terzi, ma ha lasciato fuori appunto gli Stati Uniti.
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Nessuna possibilità, quindi, per i turisti Usa di trascorrere un periodo di vacanza in una località della Sardegna sud occidentale (pare dovessero rimanere alcuni giorni in un hotel di lusso a Villasimius per poi essere ospitati in una villa). Per tutta la giornata si è cercata una soluzione al problema, mentre i turisti con bambini al seguito venivano ospitati al terminal dell'Aviazione generale messo a disposizione della Sogaer, la società che gestisce lo scalo. Ma la normativa non ha lasciato margini di manovra: gli statunitensi dovevano ripartire, gli altri potevano rimanere in Sardegna e trascorrere il periodo di quarantena prima di iniziare le vacanze vere e proprie.
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A quel punto anche tutto il resto della comitiva ha deciso di lasciare l'Italia e intorno alle 23,30 il jet privato si è alzato in volo per dirigersi a Birmingham in Inghilterra. (Ansa).
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