Rovescia un tavolo e distrugge tutto: detenuto 25enne si ribella a Uta
Il giovane è stato portato in cella di isolamento
Uta Un giovane ergastolano di 25 anni, detenuto nella casa circondariale di Cagliari-Uta, si è reso responsabile di un grave atto di omofobia nei riguardi di un operatore penitenziario e di atti di ribellione. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris, esponente del movimento “Socialismo Diritti Riforme” . L’episodio, con espressioni dispregiative, epiteti volgari e minacce, si sarebbe verificato durante un incontro volto a determinare le opportunità offerte dall’Istituto per favorire una sua più proficua detenzione. «Il recluso – osserva Caligaris – arrivato dalla Sicilia, dove peraltro aveva già manifestato atteggiamenti aggressivi in diverse strutture detentive, è giunto a Uta a metà maggio. Il comportamento del giovane è apparso da subito poco incline al contenimento delle emozioni. In più occasioni ha infatti assunto maniere irriverenti nei confronti dei sanitari e del personale della polizia penitenziaria».
Avrebbe insistito per poter avere un colloquio con la responsabile dell’Area trattamentale, il mediatore culturale e l’educatrice di riferimento. «Nella prima parte dell’incontro, dopo aver dichiarato la sua intenzione di comportarsi adeguatamente – prosegue Caligaris – ha espresso le sue richieste specificando la sua necessità, in quanto condannato all’ergastolo, di poter avere un lavoro stabile e una cella singola. Sembrava che il colloquio potesse evolvere positivamente finché non gli si sono frapposte delle clausole comportamentali di convivenza con altri detenuti. Incapace di reggere il confronto, il giovane ha rovesciato il tavolo sulla responsabile dell’Area Educativa e ha inveito contro tutti gli operatori esprimendo pesanti apprezzamenti omofobi. È riuscito a distruggere un monitor e si è impossessato di un bastone. L’uomo poi è stato bloccato dagli agenti e accompagnato in cella di isolamento».
«La situazione è stata contenuta e ricomposta – conclude l’esponente di SDR – ma l’episodio non può lasciare indifferenti. Intanto non è chiaro il perché del trasferimento in Sardegna di una persona che aveva già manifestato profondo disagio nella permanenza in carcere. Non è difficile immaginare che i continui trasferimenti da un Istituto a un altro lo abbiano esasperato accentuandone l’irascibilità del carattere».