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Carceri sarde affollate, Maria Grazia Caligaris: «I problemi si moltiplicano quotidianamente»

di Luciano Onnis
Carceri sarde affollate, Maria Grazia Caligaris: «I problemi si moltiplicano quotidianamente»

La presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme Odv” lancia l’allarme. La situazione più grave a Uta ma le difficoltà si registrano anche a Bancali

14 ottobre 2024
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Cagliari Il carcere mandamentale di Uta è sul punto di scoppiare per sovraffollamento, quello sassarese di Bancali non è da meno. L’avviso viene dalla presidente dell’associazione culturale “Socialismo Diritti Riforme Odv”, Maria Grazia Caligaris, ancora una volta in prima linea nel denunciare la pericolosa situazione degli istituti penitenziari isolani, in particolare i due principali di Ua e Bancali. «A Uta i reclusi erano 701 il 31 di agosto, oltre il limite regolamentare dei 561 posti teoricamente disponibili – attacca Caligaris -. Secondo i dati dell’Ufficio statistiche del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, diffusi dal Ministero della Giustizia, e resi noti soli oggi (ieri, ndr), con grave ritardo rispetto al consueto resoconto, erano diventati 729 (33 donne) il 30 di settembre. Il conteggio odierno però lascia senza parole. I posti sono sempre quelli, ma i ristretti sono diventati 742 (132%). A Cagliari-Uta la detenzione non può rispettare i canoni del trattamento è prevalentemente custodiale e i problemi si moltiplicano quotidianamente».

Maria Grazia Caligaris fa osservare che «vivere in quattro in celle destinate a due persone significa creare condizioni di costante tensione che sfociano, spesso, in atti aggressivi e/o di autolesionismo». Prosegue la presidente di Sdr: «A Cagliari-Uta, com’è noto, si registra la presenza di un alto numero di persone con gravi problematiche psicosociali, tossicodipendenze e disturbi psichiatrici. A complicare il quadro un’alta percentuale di stranieri (23,3%) prevalentemente extracomunitari, molti dei quali provenienti da altri Istituti della Penisola. Anche il numero delle donne è aumentato in seguito al trasferimento da Bancali per sovraffollamento. Anche la situazione del carcere di Sassari, infatti, è problematica».

Nel secondo istituto penitenziario più grande dell’isola, secondo i dati ministeriali, si trovano 521 detenuti per 454 posti (24 donne) pari al 114% di affollamento (90 al 41bis e 161 stranieri – 30.9%). In sofferenza anche Tempio Nuchis che con 171 presenze ha superato il numero regolamentare dei 170 posti. Insomma in due istituti penitenziari sono detenute 1.263 persone su 2.262 (566 stranieri, 25%) attualmente presenti nelle 10 strutture isolane».

In calo invece, seppur di poco, le presenze delle tre colonie penali sarde. Sono infatti 296 i detenuti (185 stranieri) a fronte di 598 posti disponibili. «Quello dei penitenziari all’aperto (unico caso in Italia) – prosegue Caligaris - resta la questione più significativa in una regione dove il lavoro per scontare una pena detentiva potrebbe offrire importanti occasioni di reintegro sociale. La Sardegna continua a non essere presa nella dovuta considerazione dal Ministero e dal DAP, se non per i trasferimenti da altri Istituti della Penisola».

«L’aspetto più importante è quello di un Provveditore regionale, Mario Antonio Galati, - conclude la presidente di Sdr - che svolge il suo importante ruolo tra Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta e Sardegna. A prescindere dalle sue qualità,  è evidente che in Sardegna il Ministero ha il dovere di assegnare l’incarico a chi ha le competenze, le conoscenze territoriali e le qualità per gestire al meglio le carceri. Una riflessione importante spetta anche al mondo politico locale affinché finalmente un sardo possa ricoprire l’incarico di direttore generale e diventare provveditore».

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