Il caso
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Cagliari Il referto dell’autopsia sul corpo di Francesca Deidda è stato depositato in Procura dal medico legale Roberto Demontis che ha eseguito l’esame autoptico e adesso potranno essere celebrati, appena sarà disposto il dissequestro della salma – che però non potrà essere cremata, ma preservata nelle parti rimaste -, i funerali della donna di 42 anni scomparsa il 10 maggio scorso da San Sperate, il cui corpo in avanzato stato di decomposizione è stato poi trovato il 18 luglio in un borsone nascosto nella vegetazione ai margini della vecchia strada statale 125, nei tornanti tra Sinnai e San Vito.
A uccidere la donna sarebbe stato il marito Igor Sollai, 43 anni, come lui stesso ha ammesso davanti a pm e gip. L’uomo è in carcere a Uta perché ritenuto responsabile di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. I difensori del presunto omicida, Carlo Demurtas e Laura Pirarba, e l’avvocato di parte civile Gianfranco Piscitelli, che difende gli interessi di Andrea Deidda, fratello di Francesca, non hanno ancora ricevuto ufficialmente dal tribunale la notifica del dissequestro della salma, ma questo potrebbe avvenire a ore. Dopo di che potranno essere celebrati i funerali.
Il medico legale Demontis sarebbe già stato contattato dall’autorità giudiziaria perché metta i resti della povera Francesca a disposizione dei familiari e dell’agenzia funebre che dovrà organizzare le esequie e la tumulazione. Il referto ufficiale dell’autopsia, depositato in tribunale dal medico legale il 3 gennaio, non presenta niente di più di quel che già si conosceva. La donna è stata uccisa il 10 maggio scorso con 8 colpi di martello in testa (un attrezzo medio da bricolage con il punto di battuta piatto e rotondo) e ha cercato di difendersi, come lascia intendere una distorsione traumatica riportata a un dito della mano destra. Poi il corpo era stato chiuso in un borsone e nascosto a circa settanta chilometri di distanza. Il marito Igor Sollai, arrestato l’8 luglio per l’omicidio della moglie, ha negato per oltre due mesi ogni responsabilità, poi davanti alle contestazioni del pubblico ministero Marco Cocco, titolare della indagini effettuate da una task force di carabinieri – nucleo investigativo provinciale, compagnia di Iglesias e Ris -, ha ceduto e ha ammesso di essere stato lui a uccidere la moglie in un momento di raptus conseguente a un litigio in casa. Adesso si prospetta per lui – anzi, è dato per scontato – il giudizio immediato per via delle prove inconfutabili che sarebbero emerse anche sulle aggravanti dell’omicidio: la premeditazione, il fatto che il delitto sia stato commesso a danno della moglie, la crudeltà e l’occultamento del cadavere.
Il gip Ermengarda Ferrarese dovrebbe decidere entro l’11 gennaio prossimo. «Adesso il fratello Andrea potrà dare finalmente sepoltura alla povera sorella Francesca – ha detto questo pomeriggio l’avvocato Gianfranco Piscitelli -. Questo dell'autopsia era l'ultimo tassello mancante, giunto perfettamente nei termini. Aspettiamo il rinvio a giudizio. Ho già parlato con Andrea questa mattina per annunciargli le novità e ha espresso la volontà di essere presente al processo. Vuole guardare in faccia e negli occhi chi ha barbaramente ucciso la sorella indifesa. Non credo che all’assassino possa essere risparmiato l’ergastolo e 18 mesi di isolamento. Andrea, a cui sono vicino non come avvocato di fiducia ma come un fratello maggiore, non mi trasmette desideri di vendetta ma di giustizia. Nei nostri incontri mi guarda triste e si chiede, mi chiede "perché?"».