Sequestro fallito, i due arrestati restano in cella
Decimoputzu, è caccia ai complici
Cagliari Rimangono in carcere a Uta i due presunti rapinatori con sequestro di persona arrestati dai carabinieri in un casolare nelle campagne di Decimoputzu la notte prima di entrare in azione, vittima un ricco imprenditore di Cagliari. Nell’udienza di convalida tenutasi questa mattina 3 febbraio nel tribunale di Cagliari, il gip Paolo Melis ha convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere.
Dei due indagati, uno ha scelto di non parlare: si tratta di Matteo Scano, 28 anni di Sestu, difeso dall’avvocato Marco Fausto Piras. L’altro invece, Daniel Corti, 36 anni di Quartu, difeso dal legale di fiducia, Riccardo Floris, ha detto di non sapere niente di quanto gli è stato addebitato. Ha spiegato al giudice – come precisato dall’avvocato Floris - di essersi trovato nel casolare solo perché invitato a cena dall’amico Matteo Scano, di essersi ubriacato e di essere per questo rimasto lì a dormire. Si è svegliato quando, intorno alle 5, i carabinieri hanno fatto irruzione nel casolare, sorprendendo i due nel sonno.
Scena muta, invece, da parte di Matteo Scano, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sono entrambi accusati di tentata rapina aggravata, detenzione illegale di armi e munizioni, ricettazione e riciclaggio. Sono invece ancora attivamente ricercati dai carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo provinciale di Cagliari e dai colleghi della compagnia di Iglesias, gli altri due presunti componenti la banda. Uno di loro è della famiglia proprietaria del casolare, in passato più volte coinvolta in indagini delle forze di polizia. I quattro indiziati di far parte del commando di sequestratori ai fini di rapina sono tutti pregiudicati.
Il colpo doveva essere messo a segno venerdì scorso, subito dopo l’alba.
Gli investigatori del comando provinciale, diretti da Daniele Credidio (comandante reparto operativo) e Nicola Pilia (comandante nucleo investigativo), assieme ai militari della compagnia di Iglesias, diretti dal capitano Luigi Di Costanzo, sapevano da qualche mese che nelle campagne di Decimoputzu si aggiravano in maniera sospetta persone non del posto e che, probabilmente, stavano organizzando qualcosa di losco. Sono così cominciate le indagini sottotraccia, condotte con la massima discrezione da investigatori “invisibili” forniti di strumenti di intercettazione ambientale e visiva, come droni per la ripresa di immagini dall’alto.
Il covo della banda era un casolare in località “Fraighedda”, di proprietà della famiglia di uno degli organizzatori del colpo. Quattro le persone del commando operativo, supportati da fiancheggiatori nel territorio e nell’organizzazione del colpo. Nel mirino un ricco imprenditore di Cagliari, che custodiva in casa, una monofamiliare, una ingente somma di denaro contante (alcune centinaia di migliaia di euro). Dopo tre mesi di studio e pianificazione, la rapina si sarebbe dovuta fare venerdì scorso.
In due, travestiti di tutto punto da carabinieri con giubbotti antivento, maglioni a colo alto, cinturone e guanti, avrebbero suonato all’ingresso di casa e farsi aprire con la scusa di notificare all’imprenditore un provvedimento del tribunale. Una volta all’interno, il piano prevedeva l’ingresso degli altri due complici, l’immobilizzazione e l’imbavagliamento dell’imprenditore e della moglie con fascette da elettricista e nastro adesivo per pacchi, e l’ordine perentorio sotto la minaccia di una pistola Luger calibro 9 e di una mazzetta da muratore di consegnare tutti i soldi posseduti in cassaforte e parte nascosti nel garage.
Gli investigatori, che sapevano che la banda era armata di pistola e determinata a ricorrere anche alla violenza per avere il denaro, hanno preferito evitare ogni rischio di possibile uso delle armi e – coordinati dal pm Danilo Tronci della Direzione distrettuale antimafia – ed effettuare un blitz preventivo per impedire alla banda di entrare in azione. Venerdì mattina quando era ancora buio, hanno assediato in forze la casupola, covo del commando, e sorpreso nel sonno due componenti, Matteo Scano e Daniel Corti. Dentro hanno trovato l’occorrente per effettuare il colpo: due uniformi complete da carabiniere, una temibile pistola semiautomatica Luger calibro 9 con caricatore da sei proiettili, fascette da elettricista, nastro adesivo per pacchi, guanti, e all’esterno due auto rubate il mese scorso a Cagliari con targhe false, anche queste provenienti da furto.