La Nuova Sardegna

Oristano

Il processo

Svuotava le casse dei comuni e investiva i soldi in criptovalute: il giudice dice no al patteggiamento

di Enrico Carta
Svuotava le casse dei comuni e investiva i soldi in criptovalute: il giudice dice no al patteggiamento

Respinta la proposta che prevedeva una pena di cinque anni. Le motivazioni del provvedimento

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Nughedu Santa Vittoria Non ha restituito i circa 750mila euro che avrebbe sottratto alle casse pubbliche dei Comuni di Nughedu Santa Vittoria, Bidonì e Neoneli e, per questo motivo, cinque anni di pena non bastano. Claudio Zago, 65enne funzionario contabile in una serie di paesi dell’Alto Oristanese ed ex sindaco di Ardauli, deve cambiare strategia processuale. La richiesta di patteggiamento, arrivata dopo l’accordo tra il pubblico ministero Armando Mammone e l’avvocato difensore Raffaele Miscali, è stata infatti respinta dalla giudice per le indagini preliminari Federica Fulgheri. Così ciò che si dava per assodato è invece svanito nel nulla. La giudice è stata netta nell’apporre il proprio diniego, motivo per cui il conto con la giustizia dell’imputato resta aperto e andrà saldato in un modo differente da quello di un patteggiamento ritenuto non ammissibile nei termini in cui era stato prospettato. A questo punto si può anche prevedere che difficilmente, a meno di novità sconvolgenti o di risarcimenti di cifre importanti da destinare ai tre Comuni dai quali erano spariti i soldi, la pena è destinata a crescere rispetto a quella concordata tra accusa e difesa poche settimane fa.

L’udienza A inizio febbraio si erano ritrovate in aula le controparti e alla giudice avevano presentato la proposta di patteggiamento, poi quest’ultima si era presa del tempo per valutare il caso e dopo qualche settimana ha risposto che a quelle condizioni non si può fare. L’esordio del pronunciamento è netto: «L’istanza di applicazione della pena di cinque anni di reclusione non può essere acolta». Poi si va avanti con le spiegazioni sul perché ciò non sia possibile in una serie di reati commessi ai danni della pubblica amministrazione e tra questi rientra proprio il peculato che viene contestato a Claudio Zago. La richiesta di patteggiamento è obbligatoriamente «subordinata alla restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato», ma in questo caso le cifre sparite dai conti dei tre Comuni e dirottate in quello personale di Claudio Zago non hanno fatto il percorso inverso. La giudice spiega che l’ammissione al patteggiamento andrebbe a ratificare «un accordo illegale, concluso con la violazione di una norma processuale stabilita a pena di inammissibilità del rito».

Entrando nel dettaglio spiega poi: «Per quanto spiegato dallo stesso difensore nel corso dell’udienza del 6 febbraio, Zago non ha effettuato la restituzione del profitto del reato». Ciò resta valido anche se i suoi beni sono attualmente vincolati perché sotto sequestro preventivo. In udienza è stato però evidenziato che il valore degli stessi beni sotto sequestro, a cui bisogna aggiungere anche parte della pensione che l’ex funzionario contabile destinerebbe ai Comuni – quelli di Nughedu Santa Vittoria e Bidonì sono costituiti parte civile rappresentati dall’avvocato Luca Casula –, non è in grado di coprire l’ammontare del profitto.

Le contestazioni Per la difesa quindi c’è la necessità di un cambio di strategia di fronte alle contestazioni che sono addirittura più pesanti rispetto a quelle della fase iniziale, quando la Squadra mobile della polizia intervenne per applicare la misura cautelare. Secondo la procura, Claudio Zago avrebbe sottratto alle casse del Comune di Bidonì poco più di 526mila euro; da quelle di Nughedu Santa Vittoria avrebbe prelevato oltre 140mila euro; infine da quelle di Neoneli si è passati dai circa 26mila euro iniziali agli 83mila calcolati dopo la scoperta di presunti nuovi ammanchi. Di frronte all’evidenza, Claudio Zago, aveva da subito collaborato e ammesso ogni responsabilità spiegando di essere caduto nella trappola degli investimenti in criptovalute dai quali aveva avuto delle ingenti perdite che aveva pensato di ripianare, non disponendo personalmente di quelle cifre coi soldi pubblici perché aveva la possibilità di maneggiarli in prima persona. Le perdite però sarebbero aumentate a dismisura sino a che il gioco era stato smascherato da altri dipendenti del Comune di Nughedu Santa Vittoria, mentre a Neoneli e Bidonì ci si era accorti degli ammanchi solo dopo l’intervento degli inquirenti. Il meccanismo usato non sarebbe stato paritcolarmente complesso: disponendo della cassa dei tre Comuni, faceva eseguire dei mandati di pagamento direttamente su conti a lui riconducibili cambiando semplicemente l’Iban del destinatario indicato nella determina. Inseriva il suo, anziché quello dei fornitori o delle ditte a cui l’amministrazione doveva le somme per le prestazioni eseguite. A quel punto avrebbe investito le somme sul mercato finanziario delle criptovalute, inizialmente con il convincimento di poterci guadagnare e successivamente, visto l’andamento negativo dei titoli, per ripianare le perdite.

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