La Nuova Sardegna

Nuoro

Ponte di Oloè tra inchieste e burocrazia

di Nino Muggianu
Ponte di Oloè tra inchieste e burocrazia

La magistratura sta indagando sul crollo, mentre la ristrutturazione sarebbe rallentata da problemi legislativi

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OLIENA. Gli investigatori hanno continuato a visionare documenti e cercare tra i faldoni elementi che possano essere utili per l’inchiesta avviata dalla procura della Repubblica sul crollo della spalletta del ponte di Oloè che ha provocato la morte del sovrintendente di polizia, Luca Tanzi, la sera del 18 novembre 2013. Un lavoro lungo e delicato che dovrà poi finire sul tavolo dei magistrati, dopo che i periti avranno esaminato tutta la documentazione.

Ma sul ponte di Oloè si è aperto anche un altro fronte. Tecnico. Che rischia di provocare disagi infiniti a tutto il territorio, oltre che alle comunità di Oliena e Dorgali direttamente interessate. Una norma potrebbe infatti far slittare i tempi per la ristrutturazione e la conseguente riapertura del viadotto sulla provinciale Oliena-Dorgali.

Una riapertura che è stata annunciata dal commissario straordinario per il 20 giugno, quindi tra meno di un mese. Un tempo ristretto che sarebbe comunque sufficiente per realizzare i lavori previsti nel progetto che l’Anas ha inviato al Genio civile per l’acquisizione del nulla osta. Una pratica che si è però arenata. Pare, per un motivo ben preciso, che va oltre ogni cavillo burocratico e che solo un intervento della Giunta regionale o direttamente del direttore generale della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, potrebbe risolvere.

E così adesso tra Anas e Genio civile sarebbe scoppiata una guerra sotterranea, destinata a provocare gravi ripercussioni a tutto il cronoprogramma dei lavori post alluvione e, soprattutto, gravissimi disagi alle migliaia di automobilisti, pastori, lavoratori e adesso anche turisti che aspettano di poter transitare sul ponte per abbreviare le loro percorrenze e poter collegare in maniera più veloce il mare con la montagna.

L’Anas ha già assegnato i lavori alla ditta appaltatrice. Lavori che consistono nel riempire la voragine che si era aperta e poi quelli previsti a valle con le opere di difesa e di protezione della struttura. E poi, gli interventi di difesa per la messa in sicurezza del ponte. Tutto fattibile in tempi ristretti se venisse approvata la norma che dovrebbe consentire l’approvazione del progetto. Le strade percorribili per uscire dall’equivoco sarebbero due. La prima: l’approvazione diretta da parte dell'autorità di bacino di quella norma che oggi impedisce di fare manutenzione straordinaria su opere che non siano a norma. Così la pratica si esaurirebbe alla Regione, qualora però fosse già stata prevista dall’assessore ai Lavori pubblici. E di conseguenza consentirebbe al Genio civile di approvare il progetto, liberando l’ente da eventuali responsabilità. L’alternativa è che l’Anas richieda una deroga all’applicazione delle norme e quindi potrebbe procedere senza il nulla osta del Genio civile.

Ma ci dovrebbe essere una norma che consenta di derogare alla legge sulle opere fluviali, altezze dei ponti. La terza strada è che il responsabile nazionale della Protezione civile, Franco Gabrielli, faccia una ordinanza o una integrazione all’ordinanza consentendo la deroga. Così come è stato fatto sulla Bitti-Sologo. Ma in questo modo si allungherebbero i tempi.

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