La Nuova Sardegna

Nuoro

Lo Stato se ne va, anche la Camera di commercio rischia la chiusura

Lo Stato se ne va, anche la Camera di commercio rischia la chiusura

Nuoro, allarme dei dipendenti e dei sindacati Cisl e Uil dopo l’entrata in vigore del disegno di legge che taglia i diritti camerali

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NUORO. Camera di commercio a rischio chiusura. A lanciare l’allarme sono stati i dipendenti, fortemente preoccupati per la situazione che si sta delineando a livello nazionale. E al loro fianco si sono schierati anche i segretari provinciali dei sindacati Cisl Fp (Giorgio Mustaro) e Uil Fpl (Raffaella Murgia) che, per portare avanti la battaglia per il territorio, hanno chiamato a raccolta tutte le Rsu elette all’interno di ogni ente pubblico nuorese per studiare tutte le possibili strategie per far sentire nella maniera più forte possibile la rabbia per il disinteresse e l’allontamento dello Stato dalla Sardegna centrale. Mettendo ancora più in difficoltà il già disastrato tessuto economico.

L’allarme è scattato in seguito all’entrata in vigore dell’articolo 28 del disegno di legge 90/2014, relativamente alla riduzione al 50 per cento dei diritti camerali che le imprese devono corrispondere ogni anno alla Camere di commercio. La riduzione, che dovrebbe partire dal 2015, paradossalmente non trova d’accordo neppure le imprese. Il taglio, diretto a colpire sprechi e diseconomie, non è stato però preceduto da una riorganizzazione del sistema camerale ed è quindi inevitabilmente destinato a portare alla perdita dei servizi della Camera di commercio a favore delle imprese del territorio.

La preoccupazione è così forte che il personale dell’ente ha chiesto un incontro, che si svolgerà questa mattina, con la giunta camerale per esaminare la situazione e valutare le azioni da intraprendere per evitare la chiusura. Che, conti alla mano, sarebbe davvero incomprensibile, oltre che dirompente per il Nuorese. La Camera di commercio di Nuoro ha infatti i migliori parametri di bilancio ed è la più sana, dal punto di vista contabile, della Sardegna. Negli anni ha infatti contenuto il numero dei dipendenti in proporzione con gli assistiti e quindi l’incidenza dei costi del personale sul bilancio è la più bassa rispetto a tutte le altre. Grazie all’oculatezza del segretario generale Giovanni Pirisi, che negli anni ha sempre mantenuto una linea di rigore strettamente collegata a costi e ricavi, la situazione occupazionale è stata tenuta sotto stretto controllo, senza mai scivolare verso il clientelismo e così le oltre 27mila aziende associate della provincia di Nuoro insieme all’Ogliastra sono seguite da 22 dipendenti. Una situazione ottimale che, proprio seguendo i parametri ministeriali, dovrebbe premiare la Camera di commercio di Nuoro, che non solo non dovrebbe essere cancellata ma addirittura diventare capofila del sistema camerale sardo. Ancora il governo non ha deciso il da farsi, ma il timore dei sindacati e dei dipendenti è che, come purtroppo spesso succede nelle razionalizzazioni fatte in Italia, a soccombere siano sempre i più piccoli, nonostante i numeri siano più che positivi.

Così, dall’assemblea dei lavoratori della Camera di commercio è venuto fuori un documento, insieme a Cisl e Uil, nel quale si chiede un intervento urgente dei politici del territorio e di mettere la delicatissima situazione nell’ordine del giorno dei consigli comunale, provinciale e regionale.

«La maggior parte delle imprese pagano alle Camere di commercio 88 euro all'anno e la riduzione prevista comporterà un risparmio per le imprese davvero esiguo – hanno spiegato i sindacalisti Raffaella Murgia e Giorgio Mustaro –. Mediamente le imprese risparmieranno 63 euro e le ditte individuali, che rappresentano la stragrande maggioranza delle imprese sarde, risparmieranno non più di 32 euro l’anno. Questa riduzione è destinata a provocare il graduale prosciugamento delle risorse degli Enti camerali, che verrebbero così privati della quasi totalità delle risorse di cui dispongono e quindi impossibilitati a sostenere i costi strutturali, le spese per il personale e a erogare i servizi». (plp)

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