A Desulo rivive l’antica arte dell’innesto
DESULO. Una domenica dedicata all’antica arte dell’innesto, con tanto di escursioni nelle aree naturalistiche di pregio del paese, allo scopo di migliorare la qualità delle specie frutticole presenti...
DESULO. Una domenica dedicata all’antica arte dell’innesto, con tanto di escursioni nelle aree naturalistiche di pregio del paese, allo scopo di migliorare la qualità delle specie frutticole presenti in paese. Questo anche al fine di salvaguardare i biotopi locali, minacciati dall’inopinato abbandono delle campagne. Un tempo, la parte bassa del territorio comunale era coltivata a vigneti e frutteti. Dalla stazione di Monte Corte, fino ad arrivare a Siligau, passando per Trementi, Bau Isposa e Lapaè, abbondavano gli alberi di pero, melo, fichi e altre varietà. Man mano che si saliva con la quota aumentavano le tipologie di pera, ciliegio e altri alberi da frutta di pregio. Fino ad arrivare a Girgini. Un itinerario fatto di colori e sapori che gli antichi hanno preservato fino agli anni 90. Poi, con la dipartita degli storici massagios e ignargios, i frutteri sono andati in decadimento. Fino a qualche anno fa, quando alcuni amici hanno deciso di riprendere con l'arte dell’innesto. I perastri, i ciliegi selvatici sono divenuti banchi di prova per i nuovi esperti che, grazie all’antica arte, hanno recuperato molte coltivazioni. Uno dei promotori è stato Basilio Todde, titolare dell’omonimo caseificio, che da anni si dedica agli innesti. A dargli man forte anche il figlio Pietro, studente in agraria, ed appassionato di botanica. Assieme ad Antonio Carboni, Celestino Floris e Caccheddu Melis, si sono dedicati a innesti di vario tipo. In loro compagnia altre sessanta persone di tutte le etò, che si sono dilettate, hanno dato consigli o semplicemente hanno seguito i lavori. Della giornata ha fatto un dettagliato reportage fotografico Michelangelo Zanda, che ha immortalato i lavori su alcuni perastri d’altura, posti ad oltre mille metri, proprio di fronte a Perdas Crapias e alla catena del Gennargentu. Un plauso all’iniziativa è arrivato dal sindaco Gigi Littarru che ha «lodato le abilità e capacità delle persone nel recupero di questa arte, che ha consentito di salvare alcune specie in via di estinzione. Se un giorno si potrà parlare ancora di alcuni alberi da frutto il merito sarà di tutti loro». (g.m.)