Il vescovo: «Uniti contro la crisi»
di Giusy Ferreli
Duro richiamo di monsignor Marcia durante la messa celebrata al monte Ortobene in onore del Cristo
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NUORO. La devozione di Nuoro al Cristo Redentore che sovrasta la città, si rinnova, anno dopo anno, dal lontano 1900. Ma l’appello all’unità e alla concordia che il vescovo di Nuoro ha voluto lanciare dall’altare in occasione della celebrazione religiosa in onore del Cristo è di scottante attualità. «La nostra è una società in crisi. Una profonda crisi economica, sociale e politica che deriva dalla spirituale e non riesce a trovare l’unità e a praticare l’arte dell’amore».
Il monito è arrivato, inatteso, in uno dei momenti di raccoglimento e di maggiore intensità, la predica della messa solenne che monsignor Mosè Marcia ha celebrato ieri mattina fra gli alberi del monte Ortobene ed è stata aperta dalla struggente Ave Maria in sardo cantata per la prima volta nella storia della festa da un coro femminile. A divisioni e lacerazioni si è riferito monsignor Marcia, richiamando tutti alla concordia e all’unità. «Quell’unità che – ha sottolineato il vescovo nell’omelia – non si riesce a trovare neanche durante l’organizzazione della festa del Redentore». Non ha risparmiato le critiche a una società che ha perso di vista i valori della famiglia e dell’essere cristiani.
La sua predica ha toccato temi come il male di vivere delle nuove generazioni, il triste primato dell’abuso di alcool e l’attenzione che viene spesso a mancare nei confronti dei vecchi. «Perché si vuole voler allontanare gli anziani illudendoli con la prospettiva di paradisi fiscali?» ha chiesto il vescovo. Le sue parole hanno risuonato nel silenzio del bosco, chiaro riferimento a chi di recente ha proposto di trasformare la Sardegna in una zona a tassazione agevolata proprio per attirare i pensionati. Monsignor Marcia nel corso della funzione religiosa, celebrata alla presenza degli amministratori guidati dal sindaco Andrea Soddu, delle autorità civili e militari e dei tantissimi fedeli arrivati non solo dalla città ma anche dai paesi della provincia, non ha lesinato critiche a quel certo tipo di politica «contrassegnata dall’arrivismo e dai contrasti». Spunti di riflessione diretti ai tantissimi fedeli (solo i posti a sedere erano 500) che hanno voluto partecipare alla funzione intercalata dai brani del coro femminile Bendas e di quello maschile Gli amici del folclore. C’è stata, infine, l’immancabile processione della statua del Cristo preceduta dai cavalieri e il ritorno all’altare con l’augurio del vescovo di ritrovarsi ancora. In pace e armonia.
Il monito è arrivato, inatteso, in uno dei momenti di raccoglimento e di maggiore intensità, la predica della messa solenne che monsignor Mosè Marcia ha celebrato ieri mattina fra gli alberi del monte Ortobene ed è stata aperta dalla struggente Ave Maria in sardo cantata per la prima volta nella storia della festa da un coro femminile. A divisioni e lacerazioni si è riferito monsignor Marcia, richiamando tutti alla concordia e all’unità. «Quell’unità che – ha sottolineato il vescovo nell’omelia – non si riesce a trovare neanche durante l’organizzazione della festa del Redentore». Non ha risparmiato le critiche a una società che ha perso di vista i valori della famiglia e dell’essere cristiani.
La sua predica ha toccato temi come il male di vivere delle nuove generazioni, il triste primato dell’abuso di alcool e l’attenzione che viene spesso a mancare nei confronti dei vecchi. «Perché si vuole voler allontanare gli anziani illudendoli con la prospettiva di paradisi fiscali?» ha chiesto il vescovo. Le sue parole hanno risuonato nel silenzio del bosco, chiaro riferimento a chi di recente ha proposto di trasformare la Sardegna in una zona a tassazione agevolata proprio per attirare i pensionati. Monsignor Marcia nel corso della funzione religiosa, celebrata alla presenza degli amministratori guidati dal sindaco Andrea Soddu, delle autorità civili e militari e dei tantissimi fedeli arrivati non solo dalla città ma anche dai paesi della provincia, non ha lesinato critiche a quel certo tipo di politica «contrassegnata dall’arrivismo e dai contrasti». Spunti di riflessione diretti ai tantissimi fedeli (solo i posti a sedere erano 500) che hanno voluto partecipare alla funzione intercalata dai brani del coro femminile Bendas e di quello maschile Gli amici del folclore. C’è stata, infine, l’immancabile processione della statua del Cristo preceduta dai cavalieri e il ritorno all’altare con l’augurio del vescovo di ritrovarsi ancora. In pace e armonia.