Angelo Lobina e il Cai, è lite ad alta quota
Paolo Merlini
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Angelo Lobina lo scorso anno durante la scalata dell'Everest, alle sue spalleLo sportivo si prepara a tornare in Himalaya, ma la sezione locale del Club alpino gli nega il patrocinio
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NUORO. Gli ostacoli più difficili spesso si nascondono nelle situazioni che riteniamo più banali, e che tali sono nella realtà, se non fosse per un eccesso di burocrazia che aiuta a complicare le cose. Questo ha pensato Angelo Lobina, l’alpinista nuorese che lo scorso anno ha completato l’impresa di scalare le sette vette più alte del mondo, nonché primo sardo a toccare la quota 8848 dell’Everest in Himalaya. Dopo questa impresa, Lobina non si è fermato, e ha deciso di programmarne una nuova che realizzerà nel 2019 e che dovrebbe portarlo sempre in Himalaya (c’è chi dice il K2 ma l’interessato smentisce). Il condizionale è dovuto al fatto che, come in altre occasioni, Lobina non vuole anticipare nulla della prossima spedizione sino a quando non ne avrà curato l’organizzazione nei minimi particolari. In attesa dell’impresa, però, ha deciso di tenersi allenato, e lo farà a modo suo, affrontando «un settemila nepalese», come dice con la modestia che da sempre lo contraddistingue nella sua pagina Facebook. Si tratta del monte Pumori. «Un'altra sfida – dice Lobina – lanciata alla paura di affrontare nuove difficoltà, un altro passo sul sentiero della motivazione e della fiducia in se stessi».
I problemi, come si diceva all’inizio, sono venuti a galla in fase preparativa, come rivela lo stesso alpinista. «Le difficoltà – scrive – iniziano già nella fase organizzativa, ben prima di raggiungere la base della montagna che in fondo rappresenta ciò che amo, la parte più divertente. La sorpresa è che a volte le difficoltà ci vengono create da soggetti che dovrebbero appoggiarci e sostenerci anche per precisi doveri dichiarati in uno "Statuto", come per esempio la sede Cai della mia città».
Il riferimento del tutto esplicito è rivolto alla sezione nuorese del Club Alpino Italiano, il cui presidente da poco più di un anno è Matteo Marteddu, a lungo segretario provinciale della Democrazia Cristiana ed ex consigliere regionale del Partito Popolare con due legislature alle spalle. Proprio alla sezione nuorese si sarebbe rivolto Lobina per avere il patrocinio del Cai per la prossima impresa: un atto puramente formale e gratuito, che però gli avrebbe consentito – in base ai regolamenti del Cai – di accedere all’assicurazione, anche questa a pagamento ma a condizioni favorevoli, che il club concede ai propri iscritti impegnati in imprese sulla scena nazionale o internazionale. Lobina sostiene che il patrocinio gli sia stato negato, per ragioni che non capisce. Anche perché dopo aver ottenuto il diniego da Marteddu si è rivolto alla sezione Cai di Cagliari che non ha avuto problemi a concedere il patrocinio, anzi lo ha fatto con estrema soddisfazione. Interpellato dalla Nuova Sardegna, Marteddu dice che Lobina aveva presentato una documentazione insufficiente sulla prossima impresa, tale da rendere impossibile il patrocinio. Lo sfogo di Lobina: «Mi chiedo se così si fa crescere la cultura alpinistica in una regione dove è quasi inesistente (inizio a capirne le ragioni). La Sardegna ha sicuramente problemi più gravi ma trovo che le logiche che governano questi piccoli collettivi non siano poi così diverse da quelle che costringono una regione come la Sardegna a uno sviluppo, a dir poco, al rallentatore».
I problemi, come si diceva all’inizio, sono venuti a galla in fase preparativa, come rivela lo stesso alpinista. «Le difficoltà – scrive – iniziano già nella fase organizzativa, ben prima di raggiungere la base della montagna che in fondo rappresenta ciò che amo, la parte più divertente. La sorpresa è che a volte le difficoltà ci vengono create da soggetti che dovrebbero appoggiarci e sostenerci anche per precisi doveri dichiarati in uno "Statuto", come per esempio la sede Cai della mia città».
Il riferimento del tutto esplicito è rivolto alla sezione nuorese del Club Alpino Italiano, il cui presidente da poco più di un anno è Matteo Marteddu, a lungo segretario provinciale della Democrazia Cristiana ed ex consigliere regionale del Partito Popolare con due legislature alle spalle. Proprio alla sezione nuorese si sarebbe rivolto Lobina per avere il patrocinio del Cai per la prossima impresa: un atto puramente formale e gratuito, che però gli avrebbe consentito – in base ai regolamenti del Cai – di accedere all’assicurazione, anche questa a pagamento ma a condizioni favorevoli, che il club concede ai propri iscritti impegnati in imprese sulla scena nazionale o internazionale. Lobina sostiene che il patrocinio gli sia stato negato, per ragioni che non capisce. Anche perché dopo aver ottenuto il diniego da Marteddu si è rivolto alla sezione Cai di Cagliari che non ha avuto problemi a concedere il patrocinio, anzi lo ha fatto con estrema soddisfazione. Interpellato dalla Nuova Sardegna, Marteddu dice che Lobina aveva presentato una documentazione insufficiente sulla prossima impresa, tale da rendere impossibile il patrocinio. Lo sfogo di Lobina: «Mi chiedo se così si fa crescere la cultura alpinistica in una regione dove è quasi inesistente (inizio a capirne le ragioni). La Sardegna ha sicuramente problemi più gravi ma trovo che le logiche che governano questi piccoli collettivi non siano poi così diverse da quelle che costringono una regione come la Sardegna a uno sviluppo, a dir poco, al rallentatore».