La Nuova Sardegna

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LANUSEI 

Reparti chiusi, continua l’occupazione dell’ospedale

LANUSEI. Sanità ogliastrina al collasso: sarà ancora occupazione ad oltranza. Lo hanno deciso i militanti del comitato “Tutti uniti per l'ospedale” che da tempo si batte contro la chiusura nel fine...

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LANUSEI. Sanità ogliastrina al collasso: sarà ancora occupazione ad oltranza. Lo hanno deciso i militanti del comitato “Tutti uniti per l'ospedale” che da tempo si batte contro la chiusura nel fine settimana del reparto di Ortopedia e traumatologia del presidio sanitario di Lanusei. La decisione è il frutto dell’incontro che si è svolto nel pomeriggio di ieri tra il sindaco, Davide Burchi, e i rappresentanti del sodalizio nell'aula consiliare di via Roma. E che, almeno per quanto riguarda l'arrivo degli specialisti al Nostra signora della Mercede, si è concluso con un nulla di fatto. Alla luce di quanto appreso dal primo cittadino, che ha riferito di non aver notizie in merito, hanno dunque deciso di rioccupare il reparto a partire dai prossimi giorni. La controversa vicenda del reparto, da maggio in affanno per la mancanza di medici e costretto a limitare al minimo anche gli interventi chirurgici, è in una situazione di stallo. Gli ortopedici che avrebbero dovuto rinsaldare i ranghi non si sono mai visti. Inviperiti per l'empasse, facilmente prevedibile, promettono battaglia nonostante le rassicurazioni arrivati sul fronte del ritorno, in seno al sistema sanitario regionale, ad una Asl autonoma. «I servizi ospedalieri continuano a registrare innumerevoli criticità e noi non possiamo restare con le mani in mano – dice Bruno Piras, portavoce del comitato civico e tra i promotori dell’ultime due occupazioni (la prima durata ininterrottamente 55 giorni». L’Ogliastra, già salita sulle barricate in nome del diritto alla salute con due distinte manifestazione che ha portato in piazza migliaia persone, è pronta a far sentire la sua voce: gli interlocutori in Regione e a Sassari – dove ha sede l’azienda unica per la salute – sono cambiati ma i problemi rimangono gli stessi. E sul territorio, già afflitto da spopolamento e crisi economica, nessuno è più disposto a farsi scippare i presidi essenziali come i sanitari. (g.f.)

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