«I fanghi di Magomadas: annullamento o modifica»
di Giulia Serra
Il Grig: «Miasmi, autorizzazioni da cambiare. È un problema di qualità della vita» Ambiente Planargia: posizione tardiva. Il Psd’Az spinge per delocalizzare a Suni
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MAGOMADAS. Il caso dei fanghi pugliesi trattati nell’impianto della Geco srl, a due passi dal centro abitato di Magomadas, continua a far parlare di sé. Ieri è arrivata una nuova presa di posizione del Gruppo d’intervento giuridico. L’associazione guidata da Stefano Deliperi era già intervenuta nel mese di dicembre, quando scoppiò il caso mediatico, per richiamare tutti «ad un po’ di buon senso» ed evitare allarmismi e «caccia alle streghe».
Ora invece, richiamando gli stralci contenuti nel verbale Arpas del novembre 2019 nel quale si annotano una serie di irregolarità sulle certificazioni identificative e sullo stesso processo di lavorazione dei fanghi trattati dalla Geco, il Gruppo rende noto di aver inoltrato due giorni fa «una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di annullamento in via di autotutela ovvero, quantomeno, di modifica delle autorizzazioni emanate per quanto concerne le misure di contenimento dei miasmi provocati dall’attività industriale», coinvolgendo il Ministero dell’ambiente, la Provincia di Oristano, il Corpo forestale, l’Arpas, il Comune di Magomadas ed informando la Procura della Repubblica di Oristano. «A prescindere da come andranno a concludersi i procedimenti penali in corso – si legge nella nota – tali impianti industriali non dovranno più operare nel medesimo modo in cui hanno operato per questo lungo tempo. È un problema di qualità della vita di tutti, residenti, lavoratori, imprenditori, nel senso più ampio del termine». «Siamo un po’ sorpresi per questa presa di posizione tardiva del GriG – commenta il presidente di Ambiente Planargia Franco Sechi –. Ci fa comunque piacere e prendiamo atto di questa folgorazione sulla via di Damasco». Intanto in terra di Malvasia fa discutere la proposta di mediazione avanzata dalla sezione del Psd’Az di Bosa e Planargia, che si è fatta portavoce di una ipotesi di soluzione per sanare il conflitto sorto tra lavoro e benessere locale: quella di delocalizzare l’impianto della Geco nella vicina zona industriale di Suni, in modo tale da poter liberare da miasmi e mosche gli abitanti della zona che da un anno protestano e, allo stesso tempo, mettere l’azienda nelle condizioni di proseguire con la sua attività. Le reazioni alla proposta hanno portato lo stesso Psd’Az a specificare, con un nuovo intervento, che quella avanzata non è da intendersi come «una scelta di sviluppo per il territorio, ma risponde esclusivamente alla preoccupazione di quanto sul territorio sta accadendo a livello di componenti sociali e di rapporti interpersonali».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ora invece, richiamando gli stralci contenuti nel verbale Arpas del novembre 2019 nel quale si annotano una serie di irregolarità sulle certificazioni identificative e sullo stesso processo di lavorazione dei fanghi trattati dalla Geco, il Gruppo rende noto di aver inoltrato due giorni fa «una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione dei provvedimenti di annullamento in via di autotutela ovvero, quantomeno, di modifica delle autorizzazioni emanate per quanto concerne le misure di contenimento dei miasmi provocati dall’attività industriale», coinvolgendo il Ministero dell’ambiente, la Provincia di Oristano, il Corpo forestale, l’Arpas, il Comune di Magomadas ed informando la Procura della Repubblica di Oristano. «A prescindere da come andranno a concludersi i procedimenti penali in corso – si legge nella nota – tali impianti industriali non dovranno più operare nel medesimo modo in cui hanno operato per questo lungo tempo. È un problema di qualità della vita di tutti, residenti, lavoratori, imprenditori, nel senso più ampio del termine». «Siamo un po’ sorpresi per questa presa di posizione tardiva del GriG – commenta il presidente di Ambiente Planargia Franco Sechi –. Ci fa comunque piacere e prendiamo atto di questa folgorazione sulla via di Damasco». Intanto in terra di Malvasia fa discutere la proposta di mediazione avanzata dalla sezione del Psd’Az di Bosa e Planargia, che si è fatta portavoce di una ipotesi di soluzione per sanare il conflitto sorto tra lavoro e benessere locale: quella di delocalizzare l’impianto della Geco nella vicina zona industriale di Suni, in modo tale da poter liberare da miasmi e mosche gli abitanti della zona che da un anno protestano e, allo stesso tempo, mettere l’azienda nelle condizioni di proseguire con la sua attività. Le reazioni alla proposta hanno portato lo stesso Psd’Az a specificare, con un nuovo intervento, che quella avanzata non è da intendersi come «una scelta di sviluppo per il territorio, ma risponde esclusivamente alla preoccupazione di quanto sul territorio sta accadendo a livello di componenti sociali e di rapporti interpersonali».
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