La Nuova Sardegna

Nuoro

L’omicidio di Villagrande una vendetta per un furto

L’omicidio di Villagrande una vendetta per un furto

L’allevatore Fabio Fois avrebbe ucciso Fabio Longoni e ferito Daniele Conigiu  A una svolta l’indagine dei carabinieri. Il procuratore: intercettazioni decisive

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NUORO. Quando i carabinieri di Lanusei sono andati ad arrestarlo, Fabio Fois, 56 anni, residente a Girasole, era nella porcilaia vicina all’abitazione, con ai piedi le infradito. Non ha reagito quando gli è stata notificato il provvedimento con il quale il Gip del tribunale di Lanusei Francesco Alterio ne disponeva l’arresto per l’omicidio di Fabio Longoni e il tentato omicidio di Daniele Conigiu, allevatori di Villagrande Strisaili, episodio avvenuto il 22 novembre di tre anni fa nelle campagne del paese. «È questo il risultato di una lunga inchiesta, condotta con attività tecniche e di polizia giudiziaria, intercettazioni telefoniche ma soprattutto ambientali», ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Lanusei Biagio Mazzeo. Ieri, insieme al capitano Giuseppe De Lisa, comandante dei carabinieri di Lanusei, e al luogotenente Orazio Deiana, comandante del Nucleo operativo e radiomobile, ha spiegato il paziente lavoro che ha portato i carabinieri, sotto la spinta del procuratore Mazzeo, a mettere le manette ai polsi di Fois. «Un personaggio di uno spessore criminale notevole», lo ha definito Mazzeo ma anche il Gip che ne ha accolto le richieste. E infatti l’omicidio e il tentato omicidio nascerebbero nella volontà di Fois di lavare nel sangue l’affronto legato al furto di due asinelli di sua proprietà e compiuto da Longoni e Conigiu; furto visto da Fois come un atto insopportabile, che ne aveva messo in discussione il ruolo da mammasantissima della zona. Lo incastrerebbero in particolare alcune intercettazioni ambientali ritenute dirimenti.

«Se il piano di Fois fosse andato liscio, non saremmo qui a parlare dell’arresto», ha detto Mazzeo. L’antefatto, appunto, il furto dei due asinelli, un anno prima del delitto. Fois avvia le indagini parallele e si fa l’idea che siano stati Longoni e Conigiu, ma non ha conferme. Queste gli arrivano quindici giorni prima del delitto da un uomo, Alessio Mura, dipendente della sorella di Conigiu e licenziato. Mura pensa che il suo licenziamento sia ingiusto e indica a Fois che gli autori del furto degli asinelli sono i due. A quel punto, scatta la volontà Fois di punire a fucilate chi gli aveva fatto l’affronto. Il 22 mette in atto quello che avrebbe dovuto essere un duplice delitto. Lo prepara accuratamente, appostandosi in uno sterrato, passaggio obbligato per Longoni e Conigiu in auto, verso l’azienda di Conigiu, peraltro a soli due chilometri e mezzo dall’abitazione di Fois. Ma qualcosa va nel verso sbagliato: la fucilata verso l’auto fa esplodere l’airbag e fa uscire dall’abitacolo i due, che pensano prima a un incidente. L’assassino li rincorre, spara cinque colpi ma raggiunge solo Longoni, mentre Conigiu urla qualcosa e lascia intendere di poter essere armato. A quel punto, il killer deve scappare: torna indietro e si infila nell’auto di Conigiu che poi abbandonerà non lontano. Conigiu si salva, Longoni muore. Conigiu darà indicazioni importanti, che portano verso Fois, ma è dalle microspie piazzate nell’auto di Fois che arrivano gli elementi determinanti. Pochi giorni dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per gli accertamenti del Ris sull’auto di Conigiu, l’uomo Fois viene intercettato mentre nella sua auto dice a un amico di «non aver parlato, né starnutito, e di aver indossato i guanti». «Non è una pistola fumante, ma un tassello importante che conduce a lui», ha detto Mazzeo, che ha aggiunto: «In Ogliastra c’è una lunga striscia di delitti irrisolti. C’è molto da lavorare, ma sono fiducioso».(si.se.)

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