NUORO. Nel necrologio con il quale la famiglia ha salutato Antonio Giovanni “Toto” Satta, le parole cadono semplici e forti. «Coerente con la sua personalità desiderosa di contribuire al progresso della conoscenza, ha deciso silenziosamente di ritirarsi in modo originale: donando il suo corpo alla Scienza per fini didattici. Esequie pertanto rinviate di un anno nel rispetto della sua volontà». Toto Satta aveva 70 anni, era di Nuoro ma da tanti anni viveva a Cagliari. È mancato il primo giorno di primavera al Policlinico di Monserrato, e la sua vita si è chiusa nel rispetto del suo desiderio: mettere il suo corpo a disposizione degli studenti di medicina. Per la precisione, all’Università di Sassari, Struttura complessa di Anatomia e istologia patologica per attività didattica di Anatomia umana. In Sardegna è questo l’unico centro di riferimento individuato dal ministero della Salute per la conservazione e l’utilizzo dei corpi dei defunti. Una scelta perseguita tenacemente, quella di Satta, e tenacemente sostenuta dai suoi familiari, testimoni e compartecipi di una vita certamente straordinaria. Originale. «Sapevamo benissimo e abbiamo condiviso questa sua volontà», dicono i figli Fileo, medico a Isili, Ireno, magistrato a Nuoro e Sofia, insegnante a Cagliari. Donare il proprio corpo alla Scienza a fini didattici si può. Una decisione di generosità e di altissimo senso civico, disciplinata dalla legge 10 del febbraio 2020, ancora in attesa dei decreti attuativi e, diversamente dalla penisola, poco conosciuta in Sardegna. Dal 2020, solo altri due casi di donazione. Quasi sconosciuta, ma non da Toto Satta. «Aveva una patologia degenerativa. Un anno fa abbiamo cominciato a parlare della formalizzazione delle sue volontà, del testamento biologico che tecnicamente si chiama Dat, ossia Disposizioni anticipate di trattamento» raccontano i figli. Voleva fortissimamente mettere ogni sua molecola a disposizione dello studio, della scienza, Toto Satta. Coerente con il suo percorso di vita, certamente singolare, segnato dalla medicina. Studente a Cagliari e allievo di Alessandro Riva, professore emerito di Anatomia, suo amico e poi amministratore di sostegno (in questa pagina la sua testimonianza), a un certo momento Satta cambia la sua vita. Lascia gli studi e si arruola nella Polizia di Stato. Lavora a Roma, torna nell’isola e si stabilisce a Cagliari. Ma il suo posto di lavoro è al Policlinico di Monserrato, per un accordo tra Questura e azienda sanitaria. «Nostro padre aveva conseguito brevetti di primo soccorso, e formava colleghi, carabinieri, finanzieri, militari e vigili del fuoco» spiegano i figli. Una passione indimenticata, al punto da diventare, una volta andato in pensione, professore a contratto di primo soccorso per gli studenti di Medicina. Al Policlinico ci andava, comunque, a trovare gli amici. E lì, ha voluto essere portato, per il suo commiato. «Era in una Rsa, venerdì è peggiorato. Ma era cosciente. Gli abbiamo chiesto se volesse restare lì o andare al Policlinico. Ha scelto di tornare lì». Ci sono coincidenze che fanno venire i brividi, in questa vicenda. «Il suo testamento biologico lo ha redatto il giorno del suo 70esimo compleanno. Poi lo abbiamo depositato in Comune, l’11 marzo scorso. La registrazione formale è avvenuta il 21 marzo alle 17, ora in cui il ministero della Salute, che cura la banca dati della Dat, ce lo ha comunicato. È spirato alle 17.40». Toto Satta abitava a Cagliari, in via Vesalio. Vesalio, il medico fiammingo vissuto nel XVI secolo, padre della moderna anatomia, che prevede l’impiego dei corpi quale imprescindibile strumento di studio per i medici. Coincidenze.