La Nuova Sardegna

Nuoro

L’iniziativa

Cinque comunità sul tetto dell’isola: 22 anni di “Montagna che unisce”

di Valeria Gianoglio
Cinque comunità sul tetto dell’isola: 22 anni di “Montagna che unisce”

Da Nuoro, Fonni, Desulo, Arzana e Villagrande sono partite le comitive dirette a Punta Lamarmora per la nuova edizione dell’evento promosso dal Cai

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Nuoro Intorno a mezzogiorno, baciati dal sole e dopo diverse ore di cammino, le cinque comitive partite da Nuoro e dai paesi più alti dell’isola – Fonni, Desulo, Arzana e Villagrande – hanno voluto riunirsi per percorrere insieme, e non solo in modo simbolico, l’ultimo tratto verso la vetta. I fonnesi ci arrivano dopo aver percorso il sentiero dedicato al beato Piergiorgio Frassati battuto a suo tempo anche da Quintino Sella, i desulesi dalle piste del Bruncuspina e da Su Filariu. I desulesi dopo aver seguito il sentiero che passa anche davanti al vecchio rifugio Lamarmora e alla sua lunga storia di montagna. Gli arzanesi dopo aver salutato il villaggio nuragico di Ruinas, e la sua vista mozzafiato sul verde intorno.E con loro i nuoresi partiti di buon’ora dal capoluogo con lo sguardo proiettato verso l’inconfondibile Perda Liana. E così, anche questa edizione dell’escursione congiunta tra diversi paesi, promossa dal Club albino sardo, con il nome di “Montagna che unisce” si rivela, come sempre, un’occasione straordinaria per ripercorrere le bellezze dell’isola, fatte di natura ma anche di storia antichissima. E di piccole e grandi imprese dell’uomo. Ancora una volta, zaino in spalla e scarponi d’ordinanza ai piedi, il Club alpino celebra la primavera sulla vetta della Sardegna, come racconta il dirigente di Cai Sardegna, Matteo Marteddu. E con lui la celebrano il presidente della sezione nuorese, Tonino Ladu, quello del gruppo ogliastrino, Nicola Secchi, anche in rappresentanza di Villagrande, la sindaca di Fonni Daniela Falconi,  il primo cittadino di Arzana, Angelo Stochino, e la delegazione da Desulo.

Cinque comunità, dunque, Nuoro compresa, che da più di due decenni, ormai, rinnovano un appuntamento che rinsalda i legami più di mille parole. Sin da quando, nel 2002, anno internazionale della montagna, il Cai aveva deciso di lanciare l’iniziativa e di far ritrovare le comuntà più alte della Sardegna ai piedi della croce che l’allora parroco di Villanova Strisaili, don Vinante, aveva voluto sistemare a Punta Lamarmora. Il tetto dell’isola: 1834 metri sul livello del mare. L’obiettivo, fin da quel raduno iniziale, è sempre stato lo stesso: mostrare, attraverso un percorso comune, l’unione e l’amicizia tra paesi, comunità ed escursionisti legati dall’amore per la natura e per la montagna. «Anche per questa edizione siamo tanti, abbiamo superato il centinaio di presenze da tutta la Sardegna – commenta ieri, senza tradire la fatica, Matteo Marteddu a Punta Lamarmora – il senso di questa giornata sta proprio qui: nel ritrovarci in questa “montagna che unisce”. E questa occasione è stata utile anche per ricordare che lo scorso 23 febbraio è stato approvato il piano triennale sulla sentieristica, con relative risorse. Quindici diamoci da fare tutti, con Forestas e non solo, perché i fondi ci sono». E quanto a progetti per la sentieristica, la sindaca di Fonni, Daniela Falconi – una presenza fissa a Montagna che unisce – ha ripercorso quanto ha già fatto il suo paese, insieme al Cai e Forestas. Mentre il sindaco di Arzana, Stochino, ha annunciato che utilizzeranno alcuni fondi recuperati da Regione e Gal per raccordare il sentiero da Punta Lamarmora con il villaggio di Ruinas e le zone sottostanti. E in rappresentanza di Villagrande, ha detto la sua Nicola Secchi, che è anche presidente di Cai Ogliastra. Ha richiamato gli impegni presi dalla sezione locale del club alpino nel rendere sempre più fruibili i sentieri attraverso la segnaletica Cai. Tra tantissime presenze, non è mancato nemmeno il contributo di un gruppo di giovani escursioniste. Le ragazze hanno letto una loro riflessione sulla storia della croce di Punta Lamarmora «voluta da don Vinante, sacerdote nato in Trentino e mandato a Villanova Strisaili, che aveva inseguito il sogno di portare la croce nel tetto dell’isola».

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