“Puliziotto” da 37 anni: «Se ti ingegni, il lavoro lo trovi»
Nuoro, la scommessa di Paolo Ladu noto “Cipolla”: «Lavo le vetrine dei negozi. Mi sono buttato e ha funzionato»
Nuoro La bottega di Paolo Ladu, noto “Cipolla”, è un furgone vissuto, un ampio scorcio di cielo nuorese, e la vetrata di qualche negozio tra centro o periferie. O meglio, una vetrina. «Faccio il “puliziotto” o una specie di vetrinista, anche se lo so, che non si dice così. Tanti anni fa, ormai, mi sono inventato questo mestiere: pulisco le vetrine delle attività commerciali o dei condomìni. Allora nessuno lo faceva, e io mi sono improvvisato perché volevo darmi da fare e perché avevo bisogno di lavorare. Me lo ricordo ancora, il giorno e il periodo, era il 1987: all’epoca lavoravo da Progetto uomo, e avevo sentito che qualcuno aveva chiesto “Conoscete una persona che lava le vetrine?”, e io avevo alzato la mano, ma in realtà non sapevo nemmeno come fare. E così ho cominciato. Ma eccomi qui. Mi sono buttato e ha funzionato».
Ed è andata bene davvero, da quel giorno di fine anni Ottanta, a Paolo Ladu. O forse, a far funzionare le cose, è stata la sua intraprendenza, il suo coraggio di osare, la sua voglia di guadagnare i soldi per vivere e per sostenere i suoi affetti. E di mettere in pratica i consigli dell’adorata mamma Luisa. «Mi diceva sempre “Figlio mi’, fai cinque euro qui e altri cinque lì, e poi si fanno dieci, venti, cento e mille». Ed è proprio per il voto legato alla storia di mamma Luisa che Paolo Ladu è conosciuto da anni a tantissimi nuoresi: è lui, infatti, il pellegrino che da tempo immemore percorre a piedi nudi, per un voto, la strada che separa Nuoro dal santuario di San Francesco nelle campagne di Lula. «Lo faccio per una promessa a San Francesco – spiega – quando mia mamma era ricoverata proprio all’ospedale San Francesco, nel ’78. Stava morendo, le avevano già dato l’estrema unzione il giorno di Ferragosto. Io avevo 13 anni. Allora mi ricordo che mi ero rivolto a San Francesco e gli avevo detto “Se la salvi, vengo a piedi da te”. Poi mia mamma dopo tre giorni non aveva più niente: è rimasta in vita per altri 35 anni, fino a quando ne aveva 92. Ed è dall’anno del voto che io vado al santuario di San Francesco a piedi e scalzo».
Nella sua vita quotidiana, invece, Paolo Ladu è il “puliziotto” dal sorriso grande e dalla battuta pronta. «I miei clienti sono i commercianti nuoresi – racconta – ed è bello perché conosco tante persone, mi tengo in forma, e sto spesso all’aria aperta, anche se ho una mia piccola sede, con mia moglie Giulia. E poi mi sono spostato anche a lavorare nei condomini». Ma la vetrina, Paolo Ladu lo ribadisce, in fondo è il suo primo amore, «perché è il biglietto da visita dei negozi, e quindi pulirla dà una certa soddisfazione».
«Del mio lavoro – dice – mi piace tanto il rapporto con le persone, e ne conosci tante. E poi anche e soprattutto il fatto che stai all’aria aperta, che non sei tancau, chiuso in un ufficio. Perché davvero quello non sarebbe per me. Faccio le mie vetrine e mi organizzo per non dimenticarne. ho una specie di promemoria: sono questi foglietti con la scritta “primo lavaggio”, “secondo lavaggio” e così via, che lascio nelle vetrine se il negozio è chiuso». L’unico problema, aggiunge, è «quando c’è la pioggia, perché quella mi incasina un po’: se è nuvoloso e sta per venire giù l’acqua, difficilmente mi fanno pulire la vetrina perché poi il maltempo la risporca, e allora il mio lavoro salta e mi incasina tutto. Ma per il resto, faccio il lavoro che vorrei fare, ed è bello. Io sono la prova insomma, che se uno si organizza, se ti inventi, il lavoro c’è. Da poco lo dicevo a un ragazzo che mi ripeteva che qui non c’era nulla, quanto a occupazione. E io gli ho detto “Non è vero, inizia con l’andare a cambiare una lampadina ai tanti anziani che sono soli e ne hanno bisogno. Qualche euro qua e qualche altro là, e ti costrusci il tuo lavoro”».