La Nuova Sardegna

Olbia

Il Tavolo delle associazioni contro le Poste

Benedetto Fois protesta: «Speriamo venga rivista la decisione di chiudere l’ufficio in zona industriale

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OLBIA. Poste Italiane abbandona la zona industriale di Olbia. Chiude l’ufficio e protestano le imprese e le organizzazioni sindacali riunite nel Tavolo associazioni Gallura. Una lettera piuttosto dura è stata inviata al consiglio d’amministrazione di Poste Italiane.

«Abbiamo appreso dalla stampa e dalle numerose e allarmate segnalazioni di imprese della soppressione dell’ufficio postale dell’area industriale – scrive il coordinatore del Tavolo, Benedetto Fois, presidente della Cna – non conoscendone i motivi, possiamo supporre che la decisione sia stata dettata da esigenze aziendali le quali, se conosciute a suo tempo, avrebbero potuto essere argomento di discussione con le rappresentanze degli operatori insediati.Riteniamo, infatti, che un servizio così importante per un agglomerato che raggruppa centinaia di imprese e migliaia di persone tra titolari e dipendenti debba essere oggetto di discussione preliminare con i clienti laddove si ritenga di dover apportare modifiche operative importanti». «Il fatto che – aggiunge Fois – la comunicazione di disdetta, nei confronti del consorzio industriale Cipnes, del contratto di locazione dei locali utilizzati abbia già prodotto interesse da parte di altro operatore privato, rappresenta maggior ragione di rammarico, perché il principale fornitore dei servizi postali non si è preoccupato di interloquire con un'intera categoria per verificare condizioni di migliore operatività e, dunque, remunerabilità del servizio stesso, qualora questi siano stati tra i motivi della vostra decisione. Insomma, quasi un invito, poco garbato, a rivolgerci ad altri. Invece, insieme alle Pioste e al Cipnes si sarebbero affrontati eventuali problemi e, forse, si sarebbe trovata una soluzione condivisa. Pertanto, oltre a segnalare il nostro disappunto e la disapprovazione delle imprese e dei loro dipendenti, invitiamo Poste italiane a rivedere le decisioni in merito, mettendoci a disposizione per un tavolo negoziale».

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