Sedie e ombrelloni sotto sequestro, bagnanti in rivolta
Blitz della guardia costiera in un baretto a Porto Istana I turisti accusano: era l’unico servizio nella terza spiaggia
OLBIA. Porto Istana, una delle spiagge più affollate della costa gallurese. Neanche un metro quadro senza una sdraio, gente accalcata a caccia dell'ultimo raggio di sole. Ti aspetteresti i pasdaran della spiaggia libera, i nemici delle concessioni e trovi invece una mobilitazione per un sequestro di sedie e tavolini. La storia arriva dalla Terza spiaggia e da un chiosco (l’unico presente in quel tratto di arenile) a due passi dal mare, l’Atacama beach bar.
Prima domenica e poi due giorni fa con un nuovo blitz, qui la guardia costiera ha sequestrato ombrelloni, sedie e tavolini, dove i bagnanti consumano un pasto o sorseggiano qualche bibita al riparo dal solleone. Così in un attimo si ribalta l'assunto anti concessione, per trovare una comunità in vacanza pronta schierarsi al fianco di chi offre un servizio. Che per il sequestro di ombrelloni e tavolini, viene a mancare. Prima un post su Facebook che denuncia "storie di ordinaria follia targata Italia 2016" e "noi ci siamo stancati di questo Paese e della burocrazia ottusa che soffoca ogni slancio e iniziativa", firmato da Monica Salomoni, assidua frequentatrice del bar sulla spiaggia. Pioggia di reazioni al post, con frasi indignate per un provvedimento considerato troppo punitivo. C'è anche una raccolta di firme per perorare la causa di chi lavora e chi cerca un po' d'ombra davanti al mare e all'isola di Tavolara. Nessuna discussione sul provvedimento in sé, solo appelli alla flessibilità e al rispetto delle legittime aspettative di chi paga per godersi una vacanza in Sardegna.
«Ci hanno fatto togliere ombrelloni, sedie e tavolini perché erano su suolo demaniale, anche se si trovavano su un terreno privato – spiega Michela Ghisu, comproprietaria del chiosco sulla spiaggia –. Noi non contestiamo il provvedimento, siamo subito andati alcomune a Olbia per metterci in regola, ci spiace solo non poter dare un servizio».
Quello che non ti aspetti è la levata di scudi dei turisti, molti abitudinari e proprietari di case nei villaggi a pochi metri dalla spiaggia. «Sono tornato qui, in questo paradiso, e mi aspettavo di trovare i tavolini comodi per poter mangiare un panino all'ombra – spiega Gennaro Pappacena, bergamasco –. Invece abbiamo trovato la cattiva sorpresa: abbiamo fatto la fila sotto il sole, con dei bambini piccoli abbiamo chiesto il favore ad alcuni bagnanti di alzarsi dal loro posto». Ida Di Pilato viene qui dall'82 e frequenta l'Atacama dal giorno dell'apertura, 13 anni fa. «Non è possibile non poter usufruire di un ombrellone e un posto dove sedersi – spiega la signora milanese –. Non avere l'ombra vuol dire far stare male bambini e anziani». Come conferma Giuseppina Sannino, fiorentina, madre di due figli: «Mangiamo qui tutti i giorni perché da quattro anni in estate abitiamo in un villaggio accanto al chiosco. Ho visto la Guardia costiera chiudere gli ombrelloni che stavano dietro la struttura, che senso ha?». Stessa opinione per Rossana Consolini, quasi cittadina onoraria con 40 anni di militanza in un villaggio sulla spiaggia: «Questo chiosco è il nostro punto di riferimento, non era mai successo nulla. Come mai ora improvvisamente tolgono tutto? Questo non è il modo di aiutare il turismo».
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